Monza ultimo in classifica: analisi di una crisi tra squadra e gioco

Il Monza di Galliani e Nesta affronta una crisi di risultati nonostante una squadra promettente e un gioco solido.

di MICHAEL CUOMO
19 dicembre 2024
Alessandro Nesta, prima stagione sulla panchina del Monza Il tecnico ha nuovamente incassato la fiducia del club

Alessandro Nesta, prima stagione sulla panchina del Monza Il tecnico ha nuovamente incassato la fiducia del club

Non tutti i perché trovano una risposta pronta. Uno di questi aleggia sulla Brianza, cupo come un nuvolone di quelli che fanno paura: perché il Monza è ultimo in classifica? La domanda è legittimata da questi punti, che sono le basi su cui è fondato il progetto biancorosso.

Primo punto: la società. C’è Adriano Galliani, basta lui per poter parlare di un club organizzato, che sa come affrontare ogni situazione ma soprattutto che sa mettere ogni elemento nelle migliori condizioni per dare il massimo. Affiancato, da settimane, al suo uomo di fiducia Mauro Bianchessi, uno che di talenti se ne intende come pochi altri.

Secondo punto: la squadra. I nomi, solo per citarne alcuni, sono quelli di Pablo Marì, difensore che per fisico e qualità potrebbe ambire alla parte alta della classifica, Warren Bondo, al centro di voci di mercato a tinte rossonere, e il Milan lo osservava già prima dello scatto decisivo del Monza che lo prese in Francia, e Daniel Maldini, il gioiellino alla sua consacrazione, così in rampa di lancio da finire negli elenchi di Spalletti. Presi ad esempio, uno per ruolo, trattasi di profili che nulla hanno a che vedere con la palude della zona rossa del campionato.

Terzo punto: il gioco. "La nostra è una crisi di risultati, non di prestazioni", dicevano i piani altissimi del club settimane fa. In questo registriamo un passo indietro, ammesso dallo stesso allenatore, nell’ultima uscita in Salento, ma non può bastare una battuta d’arresto per sconfessare i buoni segnali visti con costanza nonostante la posizione di classifica. E allora eccoci al punto di prima, a quel perché che trova senso in zona gol, quel che manca davvero ad Alessandro Nesta per decollare. Le due D, Djuric-Dany Mota, viaggiano appaiati nel segno del 4, le reti segnate fino a qui, portandosi dietro soprattutto la sensazione di non trasformare come dovrebbero quel che i compagni creano attorno. Quindi l’infermeria, l’avversario più tosto da affrontare da inizio stagione a oggi: quello di Pessina è solo tra gli ultimi del lungo elenco di chi è stato costretto a fermarsi, chiamando l’allenatore a settimane di allenamento a disponibilità ridotte. Anche a Lecce, per esempio, dove la colonna portante si chiama Federico Baschirotto, l’Hulk della Serie A, a Nesta sono mancati i centimetri di Djuric.

A proposito dell’allenatore. Non più tardi di lunedì sera l’ennesimo attestato di fiducia del suo amministratore delegato, che va avanti con Sandro forte dell’atteggiamento in campo dei calciatori. Lo ha detto con una cravatta gialla annodata al collo, quella della scaramanzia dei tempi migliori. E, allora, prendendo spunto dalla storia monzese più recente, ci si può aggrappare a tutto, anche a questo: c’è la Juventus in casa, e da lì era iniziata davvero la favola del Monza in Serie A. Una pacca sulla spalla per guardare avanti con ottimismo.

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