Paralimpiadi, l’anno dei record. Mattarella primo tifoso azzurro
Il presidente torna a Parigi, a Place de la Concorde la cerimonia inaugurale: schieriamo 141 atleti
Dai cinque cerchi ai tre ‘agitos’: cambiano i simboli, ma l’estate sportiva di Parigi 2024 non è ancora finita ed ecco che questa sera dalle 20, con la cerimonia di apertura in programma tra Place de la Concorde e gli Champs Elysées alla quale presenzierà anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, inizierà la diciassettesima edizione delle Paralimpiadi, il cui programma durerà sino a domenica 8 settembre, quando calerà il sipario.
Sono circa 4.400 gli atleti presenti che, in rappresentanza di 185 delegazioni (c’è, anche qui, il Team Rifugiati), si affronteranno in 549 eventi. Sportivi che non parteciperanno, ma gareggeranno, come ha voluto sottolineare una recente campagna dell’Ipc, il Comitato Paralimpico Internazionale, che fra i testimonial aveva anche Bebe Vio. Già, Bebe Vio, anzi Bebe Vio Grandis, dal momento che dal 2021 ha aggiunto al cognome del padre quello della madre: sarà lei il trait d’union fra la cerimonia di apertura delle Olimpiadi e quella delle Paralimpiadi, perché lo scorso 26 luglio sfilò, agghindata in un abito di piume, in una delle tante coreografie, in quella che lei stessa ha definito, divertita, "la cerimonia sbagliata", e stasera sarà, con la delegazione italiana, in quella giusta. Non da modella, ma da atleta.
Sono 141 i componenti della spedizione italiana: 70 donne e 71 uomini, guidati dai portabandiera Ambra Sabatini (oro nei 100 metri piani a Tokyo, "L’emozione è tanta, e anche l’eccitazione") e l’eclettico Luca Mazzone, che alle Paralimpiadi è andato a medaglia sia nel nuoto che nella handbike ("L’emozione è sempre la stessa della mia prima Paralimpiade a Sydney, 24 anni fa").
Numeri da record, con l’obiettivo di avvicinare, se non proprio superare, i 69 podi (14 ori, 29 argenti e 26 bronzi) di tre anni fa. Parlando all’Ansa Luca Pancalli, presidente del Cip, il Comitato Italiano Paralimpico, ha spiegato che i numeri della spedizione italiana significano che "che le Federazioni, gli staff tecnici, le associazioni sportive di base e dei Corpi militari a cui appartengono gli atleti, e il Cip stesso, hanno lavorato bene. E ora incrociamo le dita: il raffronto con Tokyo può essere molto difficile, ma siamo ottimisti".
Del resto, l’Italia per il movimento paralimpico rappresenta la storia, a livello di protagonisti iconici (si pensi ad Alex Zanardi, un vero e proprio nume tutelare) e passato. Roma 1960 fu l’alma mater di ciò che le Paralimpiadi sarebbero diventate successivamente, e se è vero che proprio la prima edizione, quella della Capitale, portò all’Italia ben 80 podi, è anche vero che da allora sono passati oltre sei decenni nei quali il movimento stesso, nella diffusione, nei numeri e nella presa di coscienza, ha raggiunto livelli che, allora, si potevano solo sognare. Poi, certo, c’è ancora parecchio da fare, e Parigi serve anche a questo: mostrarsi e crescere ancora.
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