Pistoia, si chiude un’era. Cinque anni incredibili

La fine dell’avventura playoff con Brescia racchiude molti significati. Doveroso l’omaggio a Sambugaro e Brienza, in attesa della svolta Usa.

19 maggio 2024
Pistoia, si chiude un’era. Cinque anni incredibili

Pistoia, si chiude un’era. Cinque anni incredibili

La sconfitta in gara-tre con Brescia, tra gli applausi del PalaCarrara e la commozione degli attori protagonisti sul parquet, più che l’ultimo atto di una stagione è sembrata sancire la fine di un’era della Pistoia dei canestri. Un po’ perché il risultato sportivo raggiunto è talmente importante da apparire irripetibile, specie considerando gli scarsi mezzi a disposizione; un po’ perché il passaggio di proprietà agli investitori americani della ’East Coast Sport Group Italia’ non potrà che portare con sé dei cambiamenti sostanziali. Ecco dunque spiegato quel clima da ultimo giorno di scuola che venerdì sera aleggiava in via Fermi: "Chi vuol esser lieto, sia: di doman non v’è certezza". E dunque, in attesa che la nuova proprietà si presenti finalmente alla stampa e alla città – al netto delle apparizioni pubbliche e fugaci dichiarazioni di Rowan –, illustrando progetti di sviluppo e programmi per il futuro, è opportuno "godersi il momento" e fare un passo indietro, per ripercorrere quello che hanno rappresentato questi ultimi cinque anni.

Cinque anni, sì, perché se si può parlare di ’era’ il merito è più di ogni altro da ascrivere a Marco Sambugaro. Il direttore sportivo biancorosso, arrivato nell’estate del 2019, davanti alle macerie di una retrocessione – poi annullata dalla giustizia sportiva – si è rimboccato le maniche e ha iniziato a ricostruire, a braccetto con il nuovo corso societario, con un impegno e una dedizione senza pari. La sua cura funziona: l’entusiasmo si riaccende, Pistoia ’vede’ una clamorosa salvezza con coach Carrea. Poi però arriva la mannaia della pandemia. La storia è tristemente nota, l’autoretrocessione un passaggio tanto doloroso quanto necessario, che solo recentemente la piazza ha ’capito’. Nuove macerie dunque, ancora più grosse, nell’anno che viene. Ma Sambugaro c’è e tiene il timone dritto: nonostante gli ostacoli, nonostante Montecatini, nonostante le sfortune. E la squadra in qualche modo si aggrappa ai playoff, eliminata da un Napoli ingiocabile.

E poi arriva lui, Nicola Brienza, che su questa era è stato capace di scolpire il proprio nome sulla pietra. Superfluo ricordare la cavalcata sportiva del suo triennio: prima la gara-cinque di semifinale con Verona, poi la promozione in A con Torino, infine le final eight e il sesto posto di quest’anno. Il tecnico ha dimostrato tutto il suo valore in panchina, ma anche fuori, con un talento incredibile nel creare e nell’unire, generando valore a ogni livello. Il tandem con Sambugaro si è rivelato di ferro, l’appoggio incondizionato della società, seppur con i noti paletti economici, prezioso. Il resto lo hanno fatto i ’pretoriani’ della squadra e dello staff, uno zoccolo duro che ha saputo lavorare e crescere silenziosamente, con una passione encomiabile, per dare corpo e voce a tutto questo. Un’era, appunto.

Alessandro Benigni

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