Quel Diavolo di un Morata. Milan, ecco il nuovo leader
In forse causa borsite ha invece spaccato la partita vinta contro il Lecce. Fonseca non ha dubbi: "Lui e Abraham portano un’energia contagiosa".
Alla faccia del ripiego. Tale, ai più, era sembrato Alvaro Morata, in un’estate scandita dalle tappe di (non) avvicinamento a Joshua Zirkzee. L’estate è finita. E nel bel mezzo c’è stato pure un Europeo conquistato dal numero 7 con la fascia di capitano della Spagna. Ma niente: criticato, pure e parecchio, soprattutto in patria. Tanto da farlo andare via, nonostante un biglietto da visita che recitava 21 gol stagionali nell’ultima annata con la maglia dell’Atletico Madrid. E arrivato a Milanello, gli è stata subito appiccicata la scomoda etichetta di erede di Giroud. Insomma: chili di sfiducia da una parte, chili di aspettative dall’altra. Si è preso tutto sulle spalle, Alvaro. E in poco tempo, anche il Milan. Cinque partite, due gol, un assist, dicono i numeri.
E non dicono tutto: moto quasi perpetuo a legare i reparti, elemento chiave del nuovo 4-4-2 (o 4-2-4) anche per la capacità di rientrare a fare legna. Sempre un applauso per il compagno che sbaglia, sempre a muso duro con gli avversari. Sembrava non dovesse nemmeno partire dall’inizio, contro il Lecce, per via di quella borsite figlia di una contusione. Sembrava, ma "voleva giocare" ha riferito Fonseca. E ha giocato, eccome. Gol a parte, vedasi e rivedasi come va a sradicare palla a Ramadani, avviando così l’azione del tris. Versione guerriero, corredata da una testa rasata dovuta a motivi nobili, proprio come dieci anni fa. Disse allora Morata: "C’erano dei bambini all’ospedale, mi hanno detto che avrebbero voluto avere il mio look, ma non potevano a causa del cancro. Così, ho scelto di avere io il loro". E versione papà, dopo il gol: corsa a bordo campo ad abbracciare i figli Alessandro, Edoardo e Leonardo. Alla faccia della borsite. Ieri, peraltro, non sono stati accertati strascichi dell’infortunio per l’attaccante che, dopo il cambio, aveva assistito alla partita in compagnia della borsa del ghiaccio. "Un po’ di dolore, ma sto bene. Sono uscito per precauzione", la spiegazione.
E ancora: "Sempre a disposizione della squadra". Musica per Fonseca che anche grazie a lui può permettersi uno schieramento iperoffensivo. E una coppia impensabile nell’estate del continuo rimbombare del nome di Zirkzee: la coppia Morata-Abraham. Fin qui, azzeccatissima, qualitativamente, quantitativamente, tatticamente. In più, "hanno entrambi un’energia che mi piace. È contagiosa anche per tutta la squadra. Stiamo vedendo ad esempio - le parole di Fonseca - un Rafa Leao che lavora di più per la squadra a livello difensivo, rispetto al passato. Ed è anche grazie a questi esempi". Morata incassa e, ora, deve rilanciare. Il nuovo Milan targato Fonseca passa molto da lui. Martedì c’è il Leverkusen: dopo il rilancio in campionato, serve quello in Champions. Con un leader in più nel motore, altro che un ripiego, tutto diventa possibile.
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