Transgender, l’atletica verso i tamponi per stabilire il sesso: “Proteggeremo lo sport femminile”
Il presidente di World Athletics Sebastian Coe difende la scelta della federazione, i nuovi test potrebbermo entrare in vigore prima dei mondiali di Tokyo in settembre: “Dobbiamo garantire l’integrità”

Sebastian Coe
Non ha vinto la corsa per la poltrona di presidente del Cio, battuto dalla prima donna a capo dello sport mondiale, Kirsty Coventry. Ma Sebastian Coe non sta certo con le mani in mano nella sua federazione, quella dell’atletica mondiale, e interviene su uno dei temi che hanno più caratterizzato la campagna elettorale, quello del transgender. World Athletics ha infatti approvato l’introduzione del tampone della guancia per determinare se un’atleta è biologicamente femmina. Lo ha annunciato proprio il presidente Sebastian Coe, sostenendo che la decisione sia un’ulteriore prova che la sua organizzazione avrebbe “ostinatamente” protetto la categoria femminile. Ancora non sono stati resi noti i tempi in cui saranno introdotti i test di pre-autorizzazione, ma secondo l’agenzia di stampa PA l’intenzione di World Athletics è quella di cominciare a partire dagli atleti che desiderano competere nella categoria femminile ai Campionati del mondo di Tokyo a settembre.
“È importante farlo perché mantiene tutto ciò di cui abbiamo parlato, e in particolare di recente, non solo di parlare dell’integrità dello sport femminile, ma di garantirla davvero. Riteniamo che questo sia un modo davvero importante per fornire fiducia e mantenere quell’attenzione assoluta sull’integrità della competizione”, ha spiegato Coe. World Athletics arriva a questa decisione dopo una consultazione sulla proposta all’inizio di quest’anno, che avrebbe dato esito netto: “In modo schiacciante, è tornata l’opinione che questa sia assolutamente la strada da seguire, entro i limiti sollevati (sui test che non devono essere troppo invadenti, ndr). La politica accetti il fatto che questo è il mondo in cui viviamo. Non avrei mai intrapreso questa strada per proteggere la categoria femminile nello sport se non fossi stato pronto ad affrontare la sfida di petto. Siamo stati alla Corte arbitrale per i nostri regolamenti Dsd (differenza di sviluppo sessuale). Sono state confermate, e sono state confermate di nuovo dopo l’appello. Quindi proteggeremo tenacemente la categoria femminile, e faremo tutto il necessario per farlo”.
Dal caso Semenya in poi, l’atletica è stata forse la prima a doversi confrontare con il tema dell’iperandroginia e lo ha fatto arrivando a stabilire, ma solo per alcune discipline, un limite massimo nel testosterone presente, oltre il quale ad alcune atlete non è stato consentito di gareggiare nelle competizioni femminili.
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