Cercasi stadio disperatamente. Il Como in difficoltà e costretto ad emigrare
Il Comune di Parma e il Comitato Ordine e Sicurezza non concedono il Tardini: corsa contro il tempo per ristrutturare il Sinigaglia
L’ultima verità, pochi giorni fa, l’ha fatta trapelare Adriano Galliani, amministratore delegato del Monza: "La rivalità tra i brianzoli e Como è molto forte. Infatti loro non hanno chiesto Monza per venire a giocare qui, sarebbe stato impossibile. E’ l’Italia dei cento campanili". Dunque, il problema (quello dei lavori per l’ammodernamento del vecchio “Sinigaglia“ che Gianni Brera definì "lo stadio più bello del mondo") resta irrisolto, tanto più che dopo l’ipotesi del “Tardini“ di Parma come location individuata dal club lariano per disputare le partite casalinghe almeno fino ad ottobre (lo stesso Galliani ne aveva parlato), è arrivato il rifiuto dell’amministrazione comunale emiliana visti i dubbi del Comitato Ordine e Sicurezza di Parma. E anche emigrare a Lugano sarebbe molto complicato.
A questo punto facile immaginare che la società possa chiedere di iniziare in trasferta sia le partite di Coppa Italia che i primi incontri in Serie A, ma non è detto che qualche settimana possa bastare per terminare i lavori alla struttura in riva al lago ed evitare un probabile trasloco. Di sicuro il Sinigaglia ha il suo fascino, “incastrato“ com’è nella parte più turistica della città, tra l’hangar degli idrovolanti che atterrano dolcemente sul lago, le barche ormeggiate sul molo e le ville sullo sfondo. Una volta nei pressi dell’impianto, lo scenario è desolante: stadio fatiscente nel suo complesso, curva datata fatta di tubolario metallici, ruggine sui cancelli, sala stampa inadeguata per ospitare grandi eventi.
La cosa non piace neppure alla proprietà indonesiana dei fratelli Hartono, che invece hanno dimostrato di poter gestire una società del campionato più importante. Dal punto di vista sportivo e commerciale i risultati sono arrivati, con un modello economicamente sostenibile. Ma miracoli non se ne possono fare e non è colpa della proprietà asiatica aver ereditato un impianto di un’altra epoca in una città che calcisticamente ha dovuto subire l’onta di tre fallimenti societari nel nuovo millennio.
Oggi la capienza del Sinigaglia è di soli 7.500 spettatori, ben distanti dai 12.000 richiesti come numero minimo dalla Serie A. Perciò il primo obiettivo è una via di mezzo, ovvero raggiungere i 10.500 posti necessari per ottenere una deroga annuale, subordinata alla presentazione di un piano di completamento dei lavori che deve essere consegnato entro il 4 giugno. Allo stesso tempo, il Como deve anche indicare l’eventuale stadio alternativo qualora i lavori per sistemare il Sinigaglia non dovessero terminare in tempo utile. Una corsa contro il tempo che complica la vita pure alla più ricca proprietà del calcio italiano.
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