Stagione nuova, vecchio problema razzismo. Como-Wolverhampton finisce in rissa
Il test a Marbella degenera, presunte offese al sudcoreano dei Wolves da un giocatore dei lariani. Per il club "nessun intento denigratorio"
La prima amichevole del Como a Marbella, contro il Wolverhampton, non è iniziata nel migliore dei modi, per i lariani, non tanto per il risultato, una sconfitta per uno a zero, con rete di testa al 61’ di Matt Doherty, contro una squadra con due settimane in più nelle gambe di preparazione, ma per quanto successo in campo.
Questa amichevole a sorpresa, che non era stata annunciata, giocata a porte chiuse, con l’esclusione anche di otto tifosi lariani, giunti a Marbella per assistere agli allenamenti, è degenerata al 68’ minuto, con una rissa fra i giocatori delle due squadre a causa di un insulto razzista di un giocatore del Como nei confronti del giocatore sud coreano Hwang Hee-Chan. Il difensore avrebbe detto al compagno di reparto "Ignoralo, pensa di essere Jackie Chan", attore di action-movie, facendo probabilmente ironia sul soprannome di Hwang, che è Channy. Durante la rissa il giocatore dei Wolves, l’ala dei Daniel Podence è stato espulso per aver preso a pugni un giocatore comasco, per difendere il compagno dopo le accuse razziste, il parapiglia è durato alcuni minuti ed è ripreso anche a fine partita, anche fra i due allenatori Fabregas e O’Neil.
Il Wolverhampton farà un esposto all’Uefa, che attualmente sta intraprendendo una battaglia contro il razzismo. A far imbestialire i giocatori del Como e a scatenare la rissa e la razione dei lariani, dopo le offese razziali, è stato il gesto di un giocatore inglese, che con le mani ha mostrato la lettera C, agli azzurri, che sta a significare "cracker" un termine per definire i bianchi, ignoranti e reazionari. A fine partita ci sono state delle dure dichiarazioni da parte dell’allenatore del Wolverhampton Gary O’Neil: "Channy – ha detto il tecnico – ha sentito un commento razzista e questo è davvero triste. Ne ho parlato con Channy e gli ho chiesto se voleva abbandonare la partita, ma lui voleva continuare a giocare e che la squadra andasse avanti e non si ritirasse. È davvero triste quello che è accaduto e che dobbiamo parlar ancora di razzismo, cose del genere non dovrebbero accadere. Certo, ci sono modi diversi per gestire la situazione, che si è creata in campo, ma il nostro è un gruppo unito e hanno reagito in questo modo".
Non è tardata la risposta del Como per voce del manager dei lariani, Mirwan Suwarso: "Il nostro club non tollera il razzismo e ne condanna ogni forma nel modo più assoluto, Per quanto riguarda il nostro club, il nostro giocatore non ha detto nulla di intenzionalmente denigratorio. Siamo delusi dal fatto che la reazione di alcuni giocatori del Wolves abbia visto l’incidente gonfiarsi a dismisura".
Nell’attesa di capire in maniera più definita come siano andate le cose, e se ci saranno provvedimenti nei confronti dei giocatori coinvolti, resta il fatto che la stagione ricomincia con un problema che sempre si pensa di aver lasciato alle spalle, e che invece si ripresenta. Nello scorso campionato il caso Acerbi-Juan Jesus, prima ancora quello di Maignan offeso a Udine. Ma anche in amichevole, come a Marbella, la discriminazione è in agguato. Come undici anni fa, quando fu Boateng del Milan a fermare il match dopo gli insulti ricevuti.
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