Parla Fusco, in maglia azzurra per cinque anni: "Juve? Trasferta complicata, serve l’impresa"

"L’Empoli sa bene qual è il suo campionato, anche se è una realtà bella e consolidata. Rebecca Corsi ha sempre respirato calcio"

di SIMONE CIONI
29 gennaio 2025
Pietro Fusco, difensore dell’Empoli dal 1997 al 2002: era in campo la prima volta che gli azzurri hanno fatto risultato a Torino contro la Juventus (finì 0-0)

Pietro Fusco, difensore dell’Empoli dal 1997 al 2002: era in campo la prima volta che gli azzurri hanno fatto risultato a Torino contro la Juventus (finì 0-0)

di Simone Cioni

EMPOLI

Domenica prossima l’Empoli affronterà la Juventus a Torino, campo dove ha fatto risultato solo in tre occasioni. La prima a novembre 1998 quando la squadra allenata da Sandreani strappò uno 0-0 alla Juve di Zidane e Lippi. In difesa, al fianco di Baldini e Bianconi c’era Pietro Fusco, 172 presenze in azzurro dal 1997 al 2002.

Fusco, come giudica finora la stagione dell’Empoli?

"L’Empoli sa bene quale è il suo campionato e che se si salva all’ultima giornata è sempre un ‘miracolo’. Anche se poi a me non piace parlare di ‘miracolo’, ma di bontà del lavoro della società e di un maestro come il presidente Corsi. Quindi direi positivo".

Il pari con il Bologna è stato importante per riprendere il cammino...

"È vero perché l’Empoli veniva da un periodo in cui mancavano i risultati, ma non le prestazioni. Ripeto l’Empoli ormai è una bella e consolidata realtà, ma non dobbiamo mai dimenticare quale è la sua dimensione".

Da ex giocatore, come si vivono nello spogliatoio situazioni difficili come i tanti infortuni e le voci di mercato?

"Quando giocavo io era un periodo diverso, la finestra di mercato non era così lunga come adesso quando effettivamente può creare distrazioni al gruppo e all’allenatore, poi ai miei tempi era facile perché nessuno voleva andare via da Empoli. Un altro grande pregio che ha questa società infatti è quello di farti sentire in famiglia, come se ci fossi da sempre quando invece magari sei arrivato solo da un anno. Anche nella gestione di questi momenti di maggior difficoltà, però, l’Empoli ha un vantaggio: la presenza di persone che sanno fare calcio come il presidente e sua figlia Rebecca che ha sempre respirato calcio, me la ricordo quando il papà la portava alle cene di squadra, e i questi anni è cresciuta tanto diventando un valido appoggio per il padre".

Ismajli, Viti, Goglichidze, c’è qualcuno che le somiglia?

"Mi auguro per loro di no (sorride ndr), hanno sicuramente qualità superiori alle mie, io ero soprattutto un giocatore di temperamento".

Domenica proibitiva trasferta in casa della Juventus...

"Una partita a dir poco complicata, ma lo è per tutte, senza sminuire il valore dei calciatori dell’Empoli se riesci a fare risultato in questo tipo di partite è sempre una sorta d’impresa, al di là dei meriti che potrà evidenziare il campo".

Il suo Empoli è stato uno di quelli a riuscirci, che ricordi ha dell’esperienza azzurra?

"Bellissimi, ho avuto la fortuna di stare cinque anni a Empoli in cui abbiamo vissuto momenti di esaltazione, ma anche di depressione, e con la vittoria del campionato di Serie B 2001-‘02 ho lasciato la squadra là dove l’avevo trovata quando mi hanno preso, pagando così il debito di riconoscenza che avevo verso una società a cui posso solo che essere grato. La partita più bella? Probabilmente l’esordio in A a Firenze contro la Roma, quando ci trovammo di fronte giocatori che fino a qualche settimana prima guardavamo in tv".

Quella di fine anni novanta era una Serie A di grande livello...

"Senza togliere niente a quella attuale penso di sì, c’erano campioni assoluti come Ronaldo, Zidane, Baggio ed ogni squadra ne aveva almeno un paio. Era un campionato che tirava di più di quello inglese e di tutti gli altri maggiori tornei europei. Per questo è stato una soddisfazione ancora più grande giocarla".

Continua a leggere tutte le notizie di sport su