Grande Attesa, l'epica della passione dei tifosi di calcio
L'estate è il tempo della Grande Attesa per i tifosi di calcio: campioni reali o immaginari, speranze, delusioni e ricordi di grandi storie. Un racconto dei tentativi di portare grandi campioni a Firenze.
A volte arrivano. Campioni veri come Passarella o Mario Gomez o Ribery, capaci di incendiare i sogni estivi di una città e allora è l’apoteosi. Però, chi è malato di violitudine sa bene come in questa stagione, che chiameremo della Grande Attesa, sia facile possa accadere anche il contrario: campioni immaginari che frequentano i taccuini dei nostri sogni nelle notti afose di mezza estate, lasciandoci poi all’arrivo del settembre soli con la nostra delusione.
Ricordate? Era il 1980 e nel loro primo anno di presidenza i Pontello spedirono il ds Tito Corsi a Valencia per riportarsi a casa Mario Kempes, un fenomeno dai capelli lunghi come Cristo che al mondiale argentino aveva incantato tutti. Non avevano fatto i conti col cuore. L’ala sinistra sudamericana infatti era innamorata della figlia del presidente del Valencia e di lasciare la Spagna non ne volle sapere. Così a Firenze non arrivò alla sinistra dell’Argentina ma l’ala destra, ovvero Daniel Bertoni. Che, per non tradire l’epica della passione, fece strage di cuori fiorentini. Bingo.
Quattro anni dopo dopo fu sempre Pontello a prendersi una folgorazione per Rummenigge. Solo che lui iniziò a traccheggiare incuriosito dai dobloni che gli prometteva l’Inter e al suo posto a Firenze arrivò un brasiliano tutto tacco e ideologia che sembrava uscito anche lui da una pellicola, quella di un documentario di Gianni Minà. E con Socrates ial posto di Rummenigge, noi scoprimmo subito la differenza che passa fra avere in squadra un carrarmato o un filosofo. L’agosto successivo Van Basten era già un calciatore viola ma qualcuno fra i dirigenti fu preso dai dubbi: "E’ troppo caro, meglio Ramon Diaz" sentenziò. Così il Marco prese la via di Milano e a noi restarono i pesos idel puntero triste.
Nell’estate del ‘94 Liliam Thuram sembrava già di viola vestito. Due anni dopo Luciano Luna volò a Praga per acquistare un centrocampista biondo dello Sparta che rispondeva al nome di Pavel Nedved. "Va bene anche il suo compagno di squadra Bejbl", suggerì l’allenatore Ranieri. Com’è andata è noto. Nedved finì alla Lazio, Bejbl all’Atletico Madrid e da noi arrivarono Falcone e Pusceddu. Evvabbé. Nel 2005 il colosso Vidic pareva già della Fiorentina tanto che Corvino annunciò: "Vado a Mosca per chiudere con lo Spartak". Lui in verità finì al Manchester United e da noi arrivò Felipe. E ancora: al casello di Firenze Sud nel tempo sono stati avvistati Voeller e Schachner, Giordano e Vialli, Roberto Carlos e Baroni, Munoz e Berbatov, per finire a Berardi. Storie cariche di aspettative nel tempo che va da giugno a settembre e che per il pallone è il tempo della Grande Attesa. Non a caso in spagnolo "aspettare" si dice "esperar", perché aspettare è anche sperare. Credo non ci sia persona più adatta del tifoso di calcio per certificarlo.
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