Il pallone, le frasi fatte e le dichiarazioni inutili. ’Io qui per la... tramvia’. Parola di (vero) bomber

L'articolo analizza le contraddizioni e le convenzioni nel mondo del calcio, evidenziando le discrepanze tra le dichiarazioni ufficiali e la realtà. Si riflette sulle parole dei protagonisti, sottolineando l'importanza della comunicazione nel mondo sportivo.

20 luglio 2024
’Io qui per la... tramvia’. Parola di (vero) bomber

’Io qui per la... tramvia’. Parola di (vero) bomber

Le parole del pallone a volte volano leggere che quasi non ci fai caso. Frasi fatte, frasi che conosci già prima di ascoltarle. Niente di strano, il gioco funziona così, lo sanno tutti e tutti stanno al gioco. Raramente qualcuno esce dalle righe e, se accade, in certi casi si creano situazioni ai limiti del tragicomico. L‘ultimo esempio ce lo ha regalato la simpatica Nazionale, quella che è passata dagli Europei per un breve saluto prima di volare sulla spiaggia a giocare a calcio-tennis. E’ stato il ct. Spalletti a inaugurare il tutto definendo i suoi giganti, eroi. Poi, poche ore dopo, il presidente federale, ha visto bene di dire “Siamo una squadra normale”. Giganti? Giganti normali? Eroi ma, cioè insomma, si fa per dire? Potevano almeno mettersi d’accordo no? Beh, se non altro tutta roba buona per titoli da prima pagina. Il fatto è che poi, il calcio mercato è ciò che segue. E qui entriamo nel campo delle ovvie ovvietà. Giusto ribadirlo, tutto normale, niente di strano. Che deve dire un giocatore appena arrivato se non “Felice di essere qui”? O “Credo fortemente nel progetto”. O nel nostro caso “Firenze piazza ambiziosa”?. E così deve essere, perché il calcio è così e questo vuole il tifoso, quello che per vocazione non dimentica. Ma per gioco proviamo a immaginare un mondo ribaltato. Un luogo della comunicazione dove si parla al contrario. Prendiamo un allenatore a caso di una squadra a caso. Uno che, appena arrivato nella sua nuova società, esordisce così: “Ho fatto questa scelta perché non ho trovato di meglio”. Stretta di mano e addio, la sua avventura finisce lì. Giustamente. Però sarebbe divertente.

Oppure un calciatore che arriva a Firenze e sentenzia davanti alle telecamere: “Ho scelto Firenze perché amo la tramvia. Mi rilassa guardare i lavori in viale Lavagnini”. Impossibile. Magari a fine carriera. Oppure: “Firenze buona tappa di passaggio e comunque mi hanno detto che se faccio bene poi mi vendono alla Juventus”. Oltraggio. Ciao, grazie di tutto e contratto stracciato. Stiamo parlando di paradossi, ovviamente, viaggiando nel mondo della surrealtà.

Certo, un po’ ovunque, ci sono piccole verità che restano nascoste e devono restare tali. Il tifoso ha bisogno di amore, e nell’amore non sempre la sincerità funziona. Di sicuro chi viene a Firenze adesso due o tre verità le può dire serenamente: che il Viola Park è una struttura incredibile, che Firenze è bellissima (e grazie), che qui hanno giocato grandi campioni (è la ragione per cui a volte di viene da piangere per la nostalgia). Viene da dire: ricordiamolo a chi fa il mercato. Detto questo il market Award spetta a Pantaleo Corvino. La Fiorentina ha venduto un suo acquisto (i soldi che entrano sono sempre merito suo) e li ha spesi comprando alla stessa cifra (forse qualcosa di più) un suo giocatore. Bravo Pantaleo, quando va detto va detto.

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