Inter, dal primo tricolore alla seconda stella: la storia degli scudetti nerazzurri

Il primo campionato vinto nel 1910, appena due anni dopo la fondazione. La prima stella nel ‘66 con il “mago” Herrera. La storia di tutti i titoli nazionali dei nerazzurri

22 aprile 2024

La seconda stella nella stagione dei 116 anni del club. L’Inter festeggia con un mese abbondante di ritardo il suo compleanno (9/03/1908). Il traguardo è di quelli storici e, di conseguenza, il regalo è di quelli importanti: lo Scudetto numero venti, con relativo sorpasso proprio ai danni del Milan, fermo a quota 19. Farlo proprio nella tana del Diavolo, davanti a 70mila tifosi rossoneri, aggiunge la famosa “ciliegina” sulla torta. Ma il percorso verso la seconda stella è stato tutt’altro che lineare. Se in questa stagione il rullino di marcia impressionante della squadra di Inzaghi ha messo in chiaro le cose fin dalle prime battute del campionato, i tifosi nerazzurri certo non dimenticano i momenti in cui, questa tanto sognata seconda stella, era a un passo, per poi svanire proprio in un derby giocato nella stagione 21/22 in casa dei rossoneri. Proprio come quello che ieri sera ha “scudettato” i nerazzurri, chiudendo un cerchio. 

Il primo titolo del 1909/10

A due anni dalla fondazione, l’Inter diventa subito campione. Quello del 1909/10 è la 13esima edizione del massimo campionato italiano di calcio. Si gioca tra il 7 novembre e il 29 maggio. Ispirandosi alla First Division britannica, vennero abolite le eliminatori regionali istituendo un girone unico per l’assegnazione del titolo nazionale. La formula introdotta era quella arrivata fino ai giorni nostri: ogni squadra avrebbe incontrato ogni avversaria due volte, una in casa e una in trasferta. Solo vent’anni dopo però la formula venne istituzionalizzata. L’Inter, che ai tempi giocava al campo di Ripa Ticinese, nei pressi della stazione di Porta Genova, dà vita a un appassionante testa a testa con i campioni uscenti della Pro Vercelli, battuti solo dopo lo spareggio finale. Dopo un brutto inizio, i nerazzurri infilano undici successi consecutivi e si riportano sotto i piemontesi. Proprio all’ultima giornata, il successo sul Torino vale l’aggancio in vetta con la Pro. Per alcune discussioni sulla data dello spareggio, la Pro Vercelli in segno di protesa si presentò in campo con la formazione giovanile, regalando un facile successo ai nerazzurri.

Il secondo scudetto 1919/1920

Dieci anni dopo, anche causa guerra, l’Inter vince il suo secondo scudetto. Per arrivare al titolo i nerazzurri dovettero superare un girone eliminatori regionale per poi approdare alla fase nazionale. A questo punto le qualificate venivano suddivise in tre gironi da sei: i vincitori di ogni gruppo poi si affrontavano in un triangolare. Il titolo arrivò il 20 maggio a Bologna grazie a una vittoria per 3-2 sul Livorno.

Il titolo di Árpád Weisz e Meazza, 1929/30

Quello del 29/30 è il primo campionato con la formula della moderna Serie A (ancora però nel formato a 18 squadre e i due punti per la vittoria). L’Inter, guidata da Árpád Weisz, storico allenatore ungherese scudettato con l’Ambrosiana e il Bologna che verrà deportato ad Auschwitz in quanto vittima delle leggi razziali in Italia contro gli ebrei, riesce a rifarsi dopo un girone d’andata da dimenticare. Grazie ai gol del balilla Giuseppe Meazza i nerazzurri si rendono protagonisti nella seconda parte di stagione cucendosi in petto il terzo tricolore.

Il ritorno al successo nel 1937/38

Il Bologna sta cannibalizzando da anni il campionato. I felsinei però perdono sul mercato il bomber Angelo Schiavio senza riuscire a sostituirlo a dovere. Un’occasione unica per i nerazzurri, ancora trascinati dal mitico Meazza: per la terza volta il milanese vince il titolo di capocannoniere del torneo. Ed è proprio grazie alle sue reti che l’Inter riesce ad avere la meglio sul Genoa, l’unica squadra che provò a insidiare il domino nerazzurro. Per i sogni dei genovesi fatale fu uno scivolone interno con la Triestina. L’Inter così diventa campione d’Italia per la quarta volta nella sua storia.

Il quinto scudetto con Tony Cargnelli, 1939/1940

Ai nastri di partenza i grandi favoriti per il successo sono ancora Inter e Bologna. I nerazzurri devono fare a meno di Meazza: il bomber nerazzurro, reduce già da una stagione in ombra, tenuto lontano dai campi per un embolo che colpì il suo piede sinistro. Alla fine la corsa è, come da pronostico, tra Inter e Bologna. Lo scatto dei nerazzurri di Cargnelli in primavera: basando il sistema di gioco su una difesa impenetrabile, i nerazzurri ottengono vittorie consecutive spegnendo ogni speranza tricolore dei felsinei. Il 2 giugno, all'atto conclusivo, un gol di Ferraris decise lo scontro diretto (giocato all’Arena Civica di Milano) e i milanesi festeggiarono il quinto scudetto.

1952/53 la difesa record

Erano 13 anni che l'Inter non vinceva uno scudetto: ai tempi si chiamava ancora Ambrosiana. Fu grazie al catenaccio, poco spettacolare ma efficace, introdotto dall'allenatore Alfredo Foni, a migliorare in maniera decisiva le prestazioni della difesa, 19 reti subite nei primi 31 incontri, guidata dal portiere romagnolo Giorgio Ghezzi. L'Inter continuò la sua marcia pressoché indisturbata: tra la ventiduesima e la ventisettesima giornata raccolse solo 3 punti, ma nessuno ne approfittò in modo concreto e, battendo per 3-0 il Palermo, i nerazzurri vinsero lo scudetto con tre giornate d'anticipo, il 3 maggio. La squadra lombarda perse le ultime tre partite e concluse il campionato con due punti di vantaggio sulla Juventus. Il capocannoniere fu Gunnar Nordahl, del Milan, con 26 reti.

1953/54, la conferma al vertice

L'Inter si conferma campione per il secondo anno di fila. La chiave del successo di questa stagione sta in un cambio tattico: l’addio al catenaccio. La tattica super difensiva era estremamente efficace ma pure soggetto a tante critiche. Questa volta la squadra nerazzurra risultò avere l'attacco più prolifico del campionato. La prima giornata si giocò il 13 settembre 1953. Proprio l'Inter fu la prima a staccarsi dal gruppo: fino a dicembre mantenne la vetta, seguita dalla Juventus e dalla Fiorentina del neo-acquisto Gunnar Gren, sorpresa del campionato. Con piemontesi e toscani, l'Inter divise il podio il 17 gennaio: i campioni d'inverno furono così tre. A dieci giornate dalla fine il testa a testa era ancora vivo. Inter e Juve marciarono alla pari fino a quando, a due giornate dal termine, i bianconeri caddero in casa dell'Atalanta. L'Inter pareggiò a Palermo e ottenne la vetta solitaria della classifica, mantenendola fino al termine del torneo.

1962/63 lo scudetto di Herrera e l’esordio di Facchetti

In questa stagione l’Inter lancia alcuni giocatori che si riveleranno storici: Burgnich, il giovanissimo Facchetti, terzino con ottime doti offensive, e il primogenito di Valentino Mazzola (campionissimo del Grande Torino) il promettente Sandro. Il tassello più importante nel successo della stagione, però, è la riconferma in panchina del “mago” Helenio Herrera: l'allenatore franco-argentino, che aveva chiesto la risoluzione del contratto coi nerazzurri dopo che Angelo Moratti ebbe lasciato temporaneamente la presidenza per motivi di salute, era approdato sulla panchina della nazionale spagnola. Tuttavia, al termine della Coppa Rimet, fu riaccolto a Milano quando Edmondo Fabbri già era pronto a insediarsi all'Inter. La conferma del tecnico garantì il successo in campionato. Dopo un inizio difficile, i nerazzurri trovarono la quadra durante la fine del girone d’andata per poi prendersi la vetta a febbraio e non lasciarla più.

1964/65 il testa a testa con il Milan

Nel campionato 1964-65 la lotta per lo scudetto si circoscrisse a Milano: alla fine il titolo finì sulla sponda nerazzurra del naviglio, sconfitta allo spareggio l'anno prima. L’Inter ebbe il merito di non accontentarsi delle vittorie in Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale e di recuperare il Milan che, nel corso del campionato, aveva raggiunto cospicui vantaggi. Il momento più difficile il 15 novembre quando, dopo aver perso il derby per 3-0, i nerazzurri si trovarono a 5 lunghezze dai cugini in testa alla classifica. Da quel momento però i nerazzurri inanellarono una serie di risultati utili consecutivi che assicurarono l’aggancio prima e il sorpasso poi in vetta.

1965/66 la prima stella

L'Inter del "Mago" Helenio Herrera vince ancora. Questa volta però lo scudetto è storico: si tratta del decimo tricolore. I nerazzurri diventarono così la seconda squadra italiana a poter cucire sulla maglia quella stella che prima d'allora era stata ottenuta solamente dalla Juventus. Fu uno scudetto meritato per la squadra nerazzurra, dal gruppo ormai ben definito, ma con una novità: quella di Giacinto Facchetti, che, pur essendo un difensore, mise a segno ben 10 gol, un record per l'epoca. Il campionato sembrava indirizzato fin dalle prime battute, poi nel girone di ritorno l'Inter mancò più volte il colpo decisivo, e spesso rischiò di lasciarsi recuperare. Uno scenario scongiurato da un filotto di vittorie chiuso dai successi su Juventus e Lazio che suggellarono il decimo scudetto nerazzurro.

1970/71 il cambio in panchina di Fraizzoli 

Dopo due anni di novità in vetta, con i trionfi della Fiorentina nel 1968-69 e del Cagliari di Gigi Riva nel 1969-70, ritornò protagonista la città di Milano, con un duello tra le due squadre meneghine e il Napoli. Già alla fine del girone d'andata però l'Inter, il cui avvio di stagione, sotto la guida di Heriberto Herrera, era stato povero di risultati e ricco di polemiche a causa di problemi nello spogliatoio, iniziò la rimonta. Alla quinta giornata di campionato, dopo la sconfitta nel derby, il presidente Ivanoe Fraizzoli esonerò Herrera, chiamando a sostituirlo Giovanni Invernizzi. I nerazzurri vinsero il derby di ritorno il 7 marzo e distanziarono poi il Napoli, terzo in classifica, battendolo nella sfida di due settimane dopo a Milano (2-1 per l'Inter, con il Napoli in vantaggio alla fine del primo tempo, rimonta dell'Inter in dieci uomini e molte discussioni per la rete del pareggio nerazzurro, su contestato calcio di rigore). Il sorpasso si concretizzò quando i rossoneri persero in casa contro il Varese e gli interisti sconfissero in trasferta il Catania. Con due punti di vantaggio, poi aumentati a tre, il finale fu quasi una passerella: il 2 maggio il Milan perse in rimonta a Bologna, mentre l'Inter superava largamente il Foggia, ormai in caduta libera. Lo scudetto nerazzurro a quel punto fu matematico.

1979/80, Inter campione e Milan retrocesso per il Totonero

Reduci dal decimo titolo dei cugini rossoneri, l’Inter vuole tornare a far valere la propria supremazia sulla città. E così la corsa dei nerazzurri parte spedita sin dalla prima giornata. Da subito in testa, i nerazzurri inizialmente corrono fianco a fianco in classifica con Torino e Juventus. A certificare un ideale passaggio di consegne ai vertici contribuì il derby della Madonnina datato 28 ottobre 1979, col successo della squadra di Bersellini firmato da una doppietta di Beccalossi. Il percorso dei rossoneri venne ancora più segnato dal capitolo Totonero: un vasto giro di scommesse clandestine legate al calcio condannò alla retrocessione a tavolino Milan e Lazio. La strada verso il dodicesimo tricolore nerazzurro fu dunque spianata. 

1988/89, l’Inter dei record di Trapattoni 

Come nello scudetto 79/80, l’Inter torna a vincere, quasi come in segno di risposta, dopo uno scudetto del Milan. A nove anni dal suo precedente tricolore, la squadra nerazzurra disputò un campionato eccezionale, battendo record su record (tanto da passare alla storia come “l’Inter dei record”) e andando a vincere agevolmente uno dei tornei più a senso unico della storia: la Beneamata conquistò 58 dei 68 punti disponibili, e delle diciassette avversarie ben dieci furono sconfitte sia all'andata sia al ritorno, solo quattro riuscirono a strappare un punto (Napoli, Milan, Verona e Atalanta), solo due riuscirono a battere i nerazzurri (Torino e Fiorentina) e soltanto la Juventus riuscì a rimanere imbattuta pareggiando entrambe le gare di campionato. 

2005/06, lo scudetto di “Calciopoli”

Il campionato 2005/06 passa alla storia come uno dei più discussi di sempre. Alla conclusione del torneo, la classifica emersa dal campo venne sostanziale riscritta. A sconvolgere il mondo del calcio, il processo di Calciopoli: le indagini circa lo scandalo — concernente accordi illeciti compiuti tra dirigenti sportivi ed esponenti della classe arbitrale al fine di alterare i risultati delle gare — furono avviate con la stagione ancora in svolgimento, mentre il pronunciamento della giustizia sportiva in merito giunse nel luglio 2006. La vittoria del titolo fu assegnata all'Inter, stante il declassamento in Serie B della Juventus e la penalizzazione del Milan; ulteriori provvedimenti in tal senso riguardarono Fiorentina e Lazio.

2006/07 il ritorno al successo sul campo

Dopo Calciopoli e la relativa retrocessione della Juventus, i nerazzurri bussarono in casa bianconera per rinforzare la squadra: Vieira e Ibrahimovic da sotto la Mole passarono al Duomo. Due trasferimenti che, uniti agli arrivi di Crespo, Maicon, Maxwell, Fabio Grosso e Dacourt. In panchina siede Roberto Mancini. A tener testa ai nerazzurri c’è il Palermo di Fabrizio Miccoli che, nonostante un campionato sopra le aspettative, al giro di boa aveva 10 punti di ritardo dall’Inter capolista. A fine febbraio l'Inter — reduce da un filotto record di diciassette risultati utili consecutivi — si ritrovò col cospicuo vantaggio di quattordici lunghezze sulla Roma. A metà marzo il ritardo toccò i diciotto punti, cifra tale da consentire ai nerazzurri di archiviare la pratica-scudetto con largo anticipo. Neanche la vittoria dei giallorossi nello scontro diretto a Milano mise in dubbio l’epilogo del campionato: lo scudetto arrivò a Siena ben cinque giornate prima del termine della stagione. È l’alba di un ciclo di successi nerazzurri.

2007/08, il lampo di Ibra nel diluvio di Parma

L’Inter è una strapotenza del campionato italiano. La squadra ha un livello tale che non è necessario stravolgerla. Il mercato estivo porta alla Pinetina David Suazo e Christian Chivu. I nerazzurri, campioni uscenti stentano in avvio, raccogliendo due pareggi contro Udinese e Livorno, spianando la strada verso la vetta alla Roma, rivale più accanita di questi anni. La superiorità dei nerazzurri esce sul lungo periodo: la vittoria nello scontro diretto con la Lupa conferì alla Beneamata il primato solitario. Il campionato, che a gennaio sembrava finito, in primavera si riapre anche a causa dei problemi fisici di Ibrahimovic, punta di diamante dei nerazzurri. L’Inter inizia a buttare via punti e la Roma in un batter d’occhio torna a -4 prima e a addirittura a un solo punto di ritardo prima dell’ultima giornata. Lo scudetto si decide in volata: l’Inter gioca a Parma, la Roma in casa con il Catania. Al 45esimo, la Roma è campione d’Italia, con i nerazzurri bloccati sullo 0-0 dagli emiliani. Poi però, a risolvere la situazione, ci ha pensato mr scudetto, meglio noto come Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese tiene fede alla sua fama di cannibale dei titoli nazionali e, con una doppietta sotto il diluvio di Parma, regala il sedicesimo scudetto ai nerazzurri.

2008/09, il primo tricolore di Mourinho

La più grande novità della stagione è il cambio in panchina. Roberto Mancini, dopo due scudetti di fila, decide di dimettersi alla fine della stagione a causa dell’uscita agli ottavi di Champions League per mano del Liverpool. L’inter, che ormai da anni domina in Italia, vuole fare un salto di ualità in Europa. E per farlo il presidente Moratti decide di puntare sul miglior allenatore libero sulla piazza: Jose Mourinho, l’allenatore di vincere una Champions con il Porto. il portoghese è reduce da un burrascoso divorzio con il Chelsea ed è alla ricerca di una nuova avventura. L’Inter è l’occasione perfetta. Lo scudetto arriverà a Siena, dopo un passo falso del Milan. Ma in Europa ancora non c’è il salto di qualità: l’eliminazione arriva ancora una volta agli ottavi contro un’inglese, il Manchester United. 

2009/10 Il Triplete

Per qualsiasi interista è l’apoteosi, l’anno perfetto, la stagione irripetibile: per la prima volta nella storia del calcio italiano una squadra riesce a vincere nella stessa stagione Scudetto, Champions League e Coppa Italia. In estate Ibra, l’uomo del destino, saluta Milano. Sembra l’inizio della fine del ciclo. Poi però arrivano Milito, Thiago Motta, Lucio, Snijder e Samuel Eto’o e il ciclo, invece che arrivare al tramonto, tocca il suo apice. La stagione è incredibile. Basti pensare che a mezz’ora dalla fine, a Kiev, contro la Dinamo, quelli che a fine stagione sarebbero stati i campioni d’Europa rischiavano l’eliminazione nella fase a gironi. Poi una rimonta sfrenata. Un segnale, forse, dell’annata straordinaria che stava maturando. Il cammino europeo vive di grandi partite: la sfida con il Chelsea, per abbattere il tabù delle inglesi, poi la leggendaria doppia sfida con il Barca, con la resistenza in 10 uomini al Camp Nou per più di un’ora. Per chiudere, la vittoria in finale con il Bayern Monaco. In campionato invece, il successo ancora una volta all’ultima giornata, ancora una volta a Siena, ancora una volta a discapito della Roma. È il 18esimo scudetto. È apoteosi Inter.

2020/21 Lo Scudetto di Antonio Conte nell’anno del Covid

La stagione è delle più particolari. Il mondo è straziato e paralizzato dal Covid. Le persone chiuse in casa. Lo sport, anche con molte discussioni e polemiche, va avanti: troppi interessi economici, troppo importante dare un messaggio di speranza. Sulla panchina dell’Inter siede Antonio Conte. Il tecnico salentino è alla seconda stagione alla guida dei nerazzurri. Il primo anno non è andato come sperato: i nerazzurri hanno chiuso alle spalle della Juventus. Ma nella seconda stagione la musica cambia. L’Inter, nel silenzio assordante degli stadi di Serie A, vuoti per limitare il contagio da Coronavirus, si fa strada a suon di vittorie: al ritorno dalla sosta di marzo, l'Inter ottiene tre successi in altrettante gare (compreso il recupero con il Sassuolo), arrivando alla striscia record di undici successi consecutivi dall'inizio del girone di ritorno e distaccando il Milan, secondo in classifica, addirittura di undici lunghezze. La certezza del titolo arriverà a quattro giornate dal termine. Si tratta del diciannovesimo scudetto.

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