Mai più affezionarsi a un giocatore, nel nuovo calcio contano solo i soldi
Dobbiamo smetterla di idolatrare il singolo come campione presunto insostituibile
Roma, 25 giugno 2023 – Eppure, paradossalmente, qualcosa di buono c’è. Le bandiere sono morte, viva le bandiere: la perdita istantanea di ideali punti di riferimento può rafforzare, nel tifoso semplice, il senso di appartenenza ad una Causa, intesa come Squadra.
Qui è inutile girarci attorno. Ci si rende conto al volo che il Sistema Italia è come una casa aperta alla razzia di ricchissimi… visitatori innamorati della nostra argenteria. Che resistenza puoi mai opporre ai capitali sauditi, giusto per fare un esempio di cronaca, in grado di offrire ingaggi mostruosi non solo al vecchio CR7 ma anche al giovane Tonali, uno che con tutto il rispetto non ha mai disputato un Mondiale?
Per questo, l’unica forma di opposizione, per noi che siamo le prime vittime di meccanismi inesorabili, è smetterla di idolatrare il singolo, farla finita con l’adorazione del campione presunto insostituibile. Può piacere o non piacere, ma pure per la A vale l’antico motto: i cimiteri sono pieni di gente che si credeva indispensabile.
E abbiamo sotto mano esempi che meritano una sottolineatura. L’estate scorsa, il Napoli fu sbertucciato per cessioni e partenze, sembrava che senza Koulibaly e Mertens dovesse battersi per il sesto posto: invece ha stravinto lo scudetto e in Champions ha asfaltato il Liverpool. Mentre l’Inter, da anni tenuta a stecchetto dai comunisti cinesi, continua a collezionare trofei e ancora un po’ la citata Champions addirittura la vinceva. Dove voglio arrivare, amico lettore? Qui: un De Laurentiis è più importante di Kim e di Kvara, un Marotta incide più di Brozovic e Bastoni. Non dico che dobbiamo preferire un bravo dirigente a un bomber, ma insomma, lì stiamo.
Il calcio è cambiato, per sempre e non da oggi. L’importante è non permettere che ci tolgano la passione.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su