Mancini, scelte sbagliate, braccia larghe e sguardo basso. Allarme Italia: il ct motivatore non c’è più

La vittoria dell'Europeo ha consegnato nelle mani del ct un salvacondotto in grado di fargli attraversare le peggiori tempeste senza danni. Ma il giochino degli alibi comincia a scricchiolare

di CORRADO PIFFANELLI -
16 giugno 2023
Il commissario tecnico Roberto Mancini

Il commissario tecnico Roberto Mancini

Roma, 16 giugno 2023 – Domenica l'Italia giocherà contro l'Olanda la finalina della Nations League che, se formalmente vale comunque un podio tra le nazionali europee, in pratica rappresenta l'ennesimo flop di una squadra che non riesce a ritrovarsi e che dall'Europeo vinto nel 2021 ha collezionato delusioni piccole e grandi in serie.

Roberto Mancini ha ammesso a fine gara i propri errori nelle scelte fatte contro la Spagna. La decisione più clamorosa è stata quella di schierare Bonucci, reduce da un campionato più che insufficiente e da molti infortuni con la Juventus, soltanto il lontano parente del Bonucci della BBC, ufficialmente sparito dopo il trasferimento al Milan. L'erroraccio sul primo gol conferma la sensazione data dal campionato di un giocatore non più tonico fisicamente, ostinato nel cercare le vecchie giocate che non sono più nelle sue corde e quindi fatalmente destinato a commettere errori gravi. Come in effetti è successo ed era ampiamente prevedibile.

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In difesa, la scelta sconcertante è stata l'esclusione della coppia difensiva della Lazio, Romagnoli-Casale, ovvero la rinuncia incomprensibile ai centrali che hanno composto la miglior difesa del campionato e che hanno un'anagrafe ed una prospettiva molto più convincenti di Bonucci. Se Acerbi può essere una scelta giustificata dal rendimento del giocatore in questa stagione, la chiamata a titolare dello juventino non si spiega proprio e Toloi compone col resto del reparto una linea difensiva troppo in là con gli anni e di poca prospettiva.

Più avanti, Dimarco è un giocatore on fire che andava utilizzato subito, Jorginho ha fatto buone cose ma è un giocatore a sua volta in calo, in attacco Zaniolo è ricomparso come un fiume carsico all'improvviso e senza un perché, visto il suo deludente campionato in Turchia, e Chiesa resta l'ombra di se stesso dopo l'infortunio. La prova è che la Juventus, per venderlo, ha dovuto abbassare il prezzo e comunque gli acquirenti, anche potenziali, scarseggiano. In compenso Zaccagni è stato lasciato a casa e Retegui chiamato dall'Argentina per far giocare nella seconda parte di gara due spuntatissimi attaccanti come appunto Chiesa e Zaniolo. Altro che falso nueve. Ammettere gli errori è lodevole, ma commetterne così tanti e così incomprensibili rievoca le parole di don Milani, quando chiamava in causa ‘l'aggravante della buona fede’. In altre parole, Mancini non fa apposta, ma è questo ora è anche peggio.

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La vittoria dell'Europeo ha consegnato nelle mani del ct un salvacondotto in grado di fargli attraversare le peggiori tempeste senza danni. In pratica, da Wembley in poi i media italiani perdonano a Mancini tutto quello che ad altri ct sarebbe costato il posto. Ad iniziare dalla allucinante eliminazione dal Mondiale per opera della Macedonia del Nord. Prandelli si era dimesso all'eliminazione ai gironi del Mondiale 2014 e Ventura è stato silurato dopo il flop contro la Svezia. Mancini è ancora il ct della Nazionale, accompagnato da qualche tenue critica e sempre grande e unanime riconoscenza. Ma il giochino degli alibi comincia a scricchiolare. L'Italia non è il terzo mondo del calcio dove gli italiani non giocano e i club spariscono dalle coppe al primo turno. L'Inter in finale di Champions League aveva cinque italiani in campo. I nostri club arrivano in fondo a tutte le coppe e, se non le vincono, non è per gli errori di Bonucci,come ieri, ma per episodi sfortunati. L'Under 20 testimonia che il movimento in Italia è in piena salute.

Un Mancini che allarga le braccia sconsolato, abbassa lo sguardo e cerca conforto nella comprensione rassegnata dei propri collaboratori non è quello che serve all'Italia di oggi. Serve un grande motivatore, un commissario tecnico che, dal primo giorno di raduno, entri nella testa dei giocatori come lui era entrato in quella del gruppo del 2021. Faccia capire loro quanto è bello far parte della Nazionale, come tutto sia possibile con quella maglia e quanto i mezzi tecnici siano importanti ma non sufficienti senza la passione, l'autostima, il coraggio, la voglia di vincere contro qualunque cosa. Il Mancini di oggi non ha più negli occhi, negli atteggiamenti, nelle scelte, nelle parole questo atteggiamento. Dei giorni migliori ha mantenuto solo la sua abilità più perfezionata negli anni, più efficace e sempre ben visibile. E' stato e resta il miglior allenatore. Di giornalisti.

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