Inter-Milan, Fonseca: “Non penso al futuro, sento la fiducia del club. E possiamo vincere"
Domenica 22 settembre alle 20.45, il derby: “Le voci sul mio futuro? Per me non sono importanti. Questi tre giorni di lavoro sono stati fantastici: non posso che credere in questo gruppo e nelle mie idee”
Milano, 21 settembre 2024 - “C'è grande frustrazione da parte di tutti, ma consapevolezza che siamo uniti per uscire da questa situazione. La squadra capisce il momento e lavoriamo insieme per migliorare. La soluzione è questa: lavorare”, sono le prime parole di Paulo Fonseca alla vigilia del derby con l'Inter di domani, domenica 22 settembre, alle 20.45 a San Siro.
“L'Inter è molto forte, ma può essere una partita importante per noi. A me piace vedere le cose positive - ha aggiunto - e dobbiamo pensare che possiamo vincere. Abbiamo ancora tante partite da vincere. Non penso al mio futuro, mi concentro su cosa fare per essere pronti. La squadra, la partita: sono queste le cose più importanti”.
Sul colloquio con Ibrahimovic: “Ho sempre sentito la fiducia della società ed è così anche adesso. Capisco la curiosità, ma non dico cosa ci siamo detti. Semplicemente, con grande normalità, è stato a Milanello con noi come altre volte”. Sul suo calcio che non decolla ancora: “Posso spiegare con tante motivazioni, ma non cerco scuse. Affronto quello che sta succedendo col lavoro, col dialogo con i giocatori. Abbiamo dei buoni momenti, ma non continuità. Sento che la squadra cresce ogni giorno. Ma serve continuità per arrivare dove voglio. Certo, ci vuole tempo”.
Sul suo percorso al Milan fin qui: “Rifarei tutto. Faccio quello in cui credo, non posso comportarmi diversamente. La partita della svolta? Non dico bugie, ho fiducia, lo ripeto. Un conto se i giocatori fossero tristi, ma se aveste visto l'atmosfera che c'era in squadra... Questi tre giorni di lavoro sono stati fantastici, anche per come hanno lavorato. Non posso dire altre cose”.
Sulla tattica da adottare con l'Inter: “Sono forti, ma penso sempre che la palla dobbiamo avercela noi. Questo è il primo passo. Difensivamente siamo migliorati. Abbiamo una squadra fortissima, anche se adesso non lo siamo. Come si batte la squadra di Inzaghi? Facendo più gol. Dobbiamo aggredire, essere corti tutti insieme, saper leggere i momenti, abbassarci il meno possibile”.
I risultati, fin qui, non sono arrivati (una vittoria in cinque partite): “Sono qui perché la società voleva un cambiamento. Continuo per la mia strada, soprattutto vedendo la qualità dei miei giocatori”. Pulisic, però, ha fatto notare che contro il Liverpool la squadra non riusciva a palleggiare nel centrocampo inglese.
“Il possesso è stato 50 e 50. Ma abbiamo perso meritatamente. Per me il possesso è finalizzato a creare occasioni al momento giusto. Col Liverpool non è facile per nessuno. Ma abbiamo avuto situazioni, almeno quattro o cinque, in cui potevamo fare meglio, con scelte diverse. È una questione di ultima decisione. Salah ha toccato la palla meno di tutti, ma quando lo ha fatto ha preso due traverse. Questione di decisioni”.
Una partita decisiva per il futuro dell'allenatore portoghese? “A me tutte queste voci non sono arrivate. Ho 51 anni: se ascoltassi tutto quello che si dice fuori non potrei lavorare. Per me non è importante. Conta quello che mi dicono le persone che sono con me”. Sulla capacità di difendere dell'Inter col City: “Domanda per farmi parlare bene dei nerazzurri, non voglio”.
Sulla mentalità della squadra: “Abbiamo lavorato molto su questo. Col Liverpool abbiamo fatto bene nei primi venti minuti, i giocatori devono crederci e sapere che possono fare meglio. La squadra di Slot è un grande esempio: hanno preso gol dopo tre minuti e non hanno cambiato modo di giocare, hanno avuto sempre fiducia. Certo, il momento per loro è diverso. Ma io voglio questo. Se prendiamo un gol non cambia nulla”.
Viene fatto notare a Fonseca che nella squadra mancano veri leader: “Non voglio parlare dei singoli. Certo, quando non si vince è facile cercare scuse: questo è un esempio. Abbiamo dei leader. Il momento è quello che è, ma non mancano leader”.
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