Leao, quando il talento non basta. Qualche fiammata, zero incisività. Fonseca lo toglie e il Diavolo rinasce: "Deve lavorare per i suoi compagni»

In dieci partite tra campionato e coppa l’esterno portoghese ha realizzato solo una rete quasi due mesi fa. Il tecnico: "Nessun problema ma avevo bisogno di energia. Chukwueze e Okafor hanno cambiato la gara".

di LUCA MIGNANI -
24 ottobre 2024
Qualche fiammata, zero incisività. Fonseca lo toglie e il Diavolo rinasce: "Deve lavorare per i suoi compagni"

In dieci partite tra campionato e coppa l’esterno portoghese ha realizzato solo una rete quasi due mesi fa. Il tecnico: "Nessun problema ma avevo bisogno di energia. Chukwueze e Okafor hanno cambiato la gara".

Doveva essere la sua notte, dopo aver passato tutta la partita con l’Udinese in panchina, cosa che non accadeva dal lontano dicembre 2021. Invece, qualche fiammata delle sue e stop. Qualche palleggio, qualche controllo elegante. Anche qualche dribbling di quelli che azzardano in pochi: ben nove in toale. Ma zero tiri (in Champions, in tre partite, soltanto due). E l’unico “passaggio“ nei metri che scottano è stato più un allungarsi la palla. Così, nel momento in cui le ombre si sono allungate sul Diavolo, col Bruges a pareggiare in dieci e con l’aria di San Siro a riempirsi di canti belgi, Fonseca ha (ri)picchiato un simbolico pugno sul tavolo: cambio. Okafor, nella sua posizione, ci ha messo una manciata di secondi appena per servire l’assist del 2-1.

Rafa si trovava sul lato corto del campo, fuori: braccia alzate qualche secondo, un abbraccio e un “cinque“ a Chukwueze ed Emerson Royal corsi da lui, poi via verso la panchina, testa alta e testa bassa, qualche sorriso tirato. A seguire Chukwueze, l’altro neo-entrato: quasi un copia e incolla, ma sull’altra fascia, per la doppietta dell’olandese. Leao resta in “panca“, per poi partecipare all’abbraccio collettivo a Camarda, per poi non partecipare, invece, ai festeggiamenti di fine gara. "Dio sa quanto il mio cuore sia puro", scriverà poi sui social. Puro è anche il talento, ma non basta. Appena un gol nelle prime dieci partite ufficiali stagionali, seppur con quattro assist. Non basta. Il fardello è il solito: se non si pedala, bisogna incidere sempre. Un dato, su tutti: in Champions il portoghese ha giocato 19 minuti in meno di Pulisic che, però, ha corso 10 chilometri in più (35,5-25,5). Dunque, simbolica medaglia numero uno assegnata da Fonseca: "Siamo migliorati tanto quando Christian ha giocato più dentro al campo. Onestamente da esterno non ha la stessa preponderanza che da centrale. Quando abbiamo cambiato siamo andati meglio".

Ossia quando è uscito Leao: "Offensivamente, nel primo tempo, ha fatto cose importanti. Poi ho deciso di cambiarlo, ma per me questo è normale: Rafa deve capirlo e lavorare per aiutare la squadra come tutti i giocatori". E ancora: "Per me non c’è nessun problema. Volevo essere più incisivo, più energico nei corridoi. Chukwueze e Okafor hanno portato questo". Medaglie numero due e tre. Alla fine tutti i giocatori impiegati da esterni hanno partecipato ad almeno una rete. Tranne Leao. Fonseca, quest’estate, aveva raggiunto il ritiro della nazionale portoghese in Germania per “presentarsi“ al connazionale. Poi lo ha elogiato, difeso. Ora lo ha “normalizzato“. Ora ha una missione (im)possibile: (ri)valorizzarlo al massimo. Come sempre, il tutto può partire soltanto da Rafa. Ne va del futuro. Ma anche il presente inizia a bussare.

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