Nuovo Milan, vecchi difetti. Porta aperta per il Cagliari. Il Diavolo si spegne in casa

Caprile scatenato, Zortea risponde a Morata per un punto che delude i rossoneri. Anche dopo il successo sul campo del Real Madrid i sardi avevano strappato il pari.

di LUCA MIGNANI
12 gennaio 2025
Morata è l’autore del gol rossonero: è il migliore dei suoi con anche una bella palla per Abraham che però si divora. il bis

Morata è l’autore del gol rossonero: è il migliore dei suoi con anche una bella palla per Abraham che però si divora. il bis

Ritorno al passato. Al lato oscuro della luna. Al Milan da ottovolante. Dopo aver espugnato il Bernabeu, era successo a Fonseca di ingolfarsi col Cagliari. Dopo la doppia rimonta a Riad contro Juventus e Inter, capita al sergente di ferro Conceição. Molti, troppi sprechi. E la distanza dalla zona Champions rimane enorme. Si parte tra gli applausi: dal tributo a “Ragno Nero” Fabio Cudicini, scomparso all’età di 89 anni, alla Supercoppa mostrata allo stadio da Calabria e Theo Hernandez. Ma dopo tre minuti, riparte la contestazione alla società: "Cardinale, devi vendere, vattene", il coro (ri)cantato dalla Sud. Che poi sostiene il nuovo Milan, in campo sulla falsariga del derby d’Arabia: cinque uomini alti in pressione, gli altri cinque (la difesa più Fofana) più indietro, ma compatti e pronti ad azzannare. In possesso la palla gira, ma non canta.

Morale: prima mezz’ora, sei conclusioni, la metà in porta, Caprile di routine e poco più. Perché il Diavolo arriva sì di manovra, alternando accelerazioni e ragionamenti, fino al limite dell’area. Qui, però, la miccia non si accende mai. Servirebbe, magari, un Rashford per sparigliare le carte. Ibrahimovic, sulla questione, risponde: "Lo conosco bene, è un’operazione difficile, ma non so serve tanto per convincerlo perché tutti vogliono venire al Milan". E con Okafor in prestito con diritto di riscatto al Lipsia, si libera un posto per il giocatore (sempre in prestito, ma secco) che non è stato convocato dallo United oggi in Fa Cup con l’Arsenal. Si vedrà. Intanto si vede un Milan apparentemente più incattivito, dopo l’intervallo, ossia la specialità del nuovo allenatore. Che, oltre a far pesare tutti i giocatori ogni mattina, a limitare l’uso dei cellulari e a vietare le ciabatte in riunione e a pranzo, li ricarica.

Così Pulisic bacia la traversa e il guizzo di Morata è sporcato sull’esterno della rete. Segnali, forti e chiari, prima del vantaggio architettato da Theo Hernandez e Pulisic, con la complicità di Caprile e del palo, firmato dal numero sette. Vantaggio che illude, perché il doppio errore di Fofana mette in moto Felici, al resto pensa la “papera“ di Maignan sul diagonale di Zortea. Conceição ci pensa giusto un attimo e non esita a giocarsi la carta doppio centravanti (Abraham) cercando nel contempo più spinta in corsia (Jimenez). Mossa recepita: i rossoneri, a tratti, assaltano. Ma il copione sembra tornare quello della prima frazione. Anzi, è quasi beffardo: proprio Abraham getta alle ortiche due palloni d’oro di Jimenez e Morata. Nel finale, il tutto per tutto con il 21enne Omoregbe. Ha l’aria di un messaggio. Come quel cerchio a fine gara con tutto il gruppo. San Siro osserva in silenzio. E continua ad aspettare.

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