Supercoppa, Juventus-Milan: Conceiçao vola in finale all'esordio, ora derby con l'Inter
La scossa è arrivata: a Yildiz rispondono Pulisic (rigore) e Musah (rimpallo con Gatti). Il tecnico, febbricitante, si gode il carattere di una squadra uscita dal baratro
Milano, 3 gennaio 2025 – Sarà derby d'Arabia. La scossa, in casa Milan, è arrivata. Sofferenza, denti stretti, episodi, carattere. Il debutto di Conceiçao è da mani nei capelli prima e da urlo poi. Un ruggito che scioglie le fragilità di una Juventus che si lecca le ferite, molte autoinflitte.
Ma è la notte di Sergio. Aveva debuttato in Italia, da calciatore, nel 1998 proprio in Supercoppa. E proprio con la Juve: gol al 94esimo e 2-1 per la Lazio. Il destino bussa ancora alla porta del portoghese che si prende la finale di lunedì 6 gennaio contro la sua ex Inter. Lo fa battendo il figlio Francisco, sfortunatissimo: infortunio muscolare nel riscaldamento, quindi panchina e dentro Yildiz che peraltro la sblocca.
Conceiçao è una maschera. Di rabbia e febbre: 39 alla vigilia, i gradi potrebbero essere addirittura saliti, ma la giacca vola comunque via dopo pochi minuti. Il Diavolo iniziale è tutt'altro che pimpante, tuttavia: volontà di aggressività, difesa e pressione alta, ma tanti errori in costruzione nel breve e zero tiri (il primo, in porta, dopo un'ora).
Un 4-3-3 che non ingrana, tanti giocatori che si sbracciano, Bennacer più volte ripreso perché troppo basso. Scricchiolii, mentre i bianconeri non dilagano, ma tengono decisamente meglio il campo sfiorando il bis ancora con Yildiz. Al momento del té reprimenda prevedibile. E scendono in spogliatoio anche Ibrahimovic e Moncada.
Si riparte, con i rossoneri slegati e sbilanciati. Ma a galla. Poi Motta smonta il castello, mentre il portoghese fa cambi che cambiano. 4-4-2 con la doppia punta pesante, poco prima Musah a causa dell'infortunio di Jimenez. Theo Hernandez, dopo aver spalancato la porta dell'1-0, alza di destro in tribuna la palla dell'1-1. Non sembra serata: tutt'altro.
Il primo asso arriva da Maignan: suo il lancio che accende le dinamiche del pareggio. Il secondo da Pulisic che sbuca davanti a un Locatelli (ex) decisamente rivedibile: rigore. Capitan America calcia forte, centrale, rischiando, segnando. Il copione prende tutt'altra piega. E il Milan ritrova tutt'altre energie. Non senza quel pizzico di buona sorte.
Il tanto faticare di Morata e ripagato dal tocco che innesca la vampata di Musah: al resto pensa la carambola con Gatti che beffa Di Gregorio. Ribaltata in quattro minuti. Se non è scossa questa. Il resto è battaglia: 5-4-1 per l'occasione, con Tomori che stringe i denti, acciaccato, nel finale. Nuova era, con Conceiçao. E ora il derby d'Arabia. Con occasionissima: alzare un titolo (sarebbe il primo per la proprietà RedBird), dopo sole due partite in panchina, contro i cugini. Febbre...
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