“Troppi impegni e no al Mondiale per club a 32 squadre”: due sindacati di calciatori portano la Fifa in tribunale

Pfa e Unfp, che rappresentano i giocatori inglesi e francesi, hanno citato la federazione internazionale a Bruxelles: “Violati i diritti degli atleti e della concorrenza”

di Redazione Sport
13 giugno 2024

Gianni Infantino, presidente della Fifa dal 2016

Londra, 13 giugno 2024 –  Troppi impegni in campo, e i giocatori inglesi e francesi dicono no soprattutto al Mondiale per Club a 32 squadre del 2025, portando la Fifa in tribunale.

I sindacati dei calciatori professionisti d'Inghilterra (Pfa) e Francia (Unfp) hanno citato la massima federazione calcistica internazionale davanti a un tribunale di Bruxelles per contestare il calendario “fissato unilateralmente” dall'organismo mondiale.

“Riteniamo che queste decisioni violino i diritti che i giocatori e i loro sindacati derivano dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e che violino anche il diritto europeo della concorrenza”, spiega l'Unfp in un comunicato stampa. Con l'appoggio dell'unione Fifpro Europe, l'Unfp e la Pfa hanno chiesto al tribunale commerciale di Bruxelles di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Unione europea “ponendo quattro questioni preliminari”, vale a dire esponendo le loro argomentazioni relative alla normativa europea.

“I giocatori ed i loro sindacati ribadiscono che l'attuale calendario calcistico è sovraccarico ed impraticabile”, ricorda l'Unfp. All'inizio di maggio Fifpro e World Association of Football Leagues avevano già minacciato la Fifa di azioni legali. I rappresentanti dei giocatori criticano la Fifa per aver “perseguito unilateralmente un programma di espansione delle competizioni nonostante l'opposizione dei sindacati”, in particolare ampliando il Mondiale per club da 7 a 32 squadre, con una prima edizione prevista dal 15 giugno al 13 luglio. 2025 negli Stati Uniti.

“I giocatori più impegnati fanno ormai parte di un calendario infinito di partite e competizioni per il loro club e il loro paese, i cui limiti vengono costantemente spinti oltre”, lamenta Maheta Molango, direttore generale della Pfa, in una dichiarazione separata.

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