Gli ottant’anni di Galliani. Una vita tra Monza e Milan. Dai sogni di un bambino ai trofei in tutto il mondo
Mezzo secolo nel calcio e tante candeline da spegnere domani per l’ad
La vita di Adriano Galliani è un tessuto. Filo dopo filo, intrecciati tra loro fino alle emozioni che ancora oggi fatica a nascondere sotto una visiera bianca. L’ultima volta lo abbiamo visto abbracciato ai nipoti, arrivava al campo di Temù per vedere il suo Monza contro il Palermo e aveva un sorriso grande così. Nulla di eccezionale, se non che quel sorriso, lo stesso, oggi forse ancora di più, lo vediamo stampato su quel volto da mezzo secolo. Mezzo secolo di calcio, perché questo è il filo conduttore della sua vita, che parte a Monza, che "fa giri immensi e poi ritorna" ancora a Monza, dove la questione non era solo di obiettivi di campo, ma realizzare quei sogni che, diventato grande, non aveva ancora dimenticato dal Galliani bambino. Il calcio è una questione di cuore che nasce mano per mano con mamma Annamaria.
Appuntamento fisso è la domenica mattina a messa, poi allo stadio a vedere i biancorossi con un pensiero che diventa ossessione: "Adriano, chissà... – diceva lei – Un giorno andremo in Serie A". Adriano a quei tempi amava già lo sport, ma con il calcio non era cosa: i piedi non accompagnavano, c’erano le idee. Beate queste che nel 1979 lo portano ad Arcore per l’incontro della vita con Silvio Berlusconi: la passione resta anche quando i geni si incontrano cambiando la storia della televisione. Così da Catania a Trieste non c’è impegno che tenga per allontanare Galliani dalla sua squadra del cuore, e lo sarà anche dal 1986, dopo quel volo da Saint Moritz che illumina il Presidente: "Prendiamo il Milan".
Una scelta che arriva in cielo, a due passi dal Sole, e da lì scenderanno quelli che poi scriveranno le pagine più belle del calcio nel nostro Paese. All’Arena i campioni rossoneri arrivavano in elicottero, per tutti era festa, per Galliani era missione: portare questa squadra a vincere in Italia, a conquistare l’Europa, a raggiungere la vetta del mondo. Un viaggio che si completerà da Napoli a Barcellona, fino a Tokyo, con una domanda costante a chi gli stava accanto ogni volta che i fischi dell’arbitro erano tre: "Quanto ha fatto il Monza?". Il Monza in quegli anni galleggiava tra terza e quarta serie, non erano più gli anni ‘70 e ‘80 dove il giovane Galliani, tra i proprietari del club, andava a prendere Ariedo Braida dal Palermo, ma servì anche da fuori il suo intuito per consentire ai dipendenti brianzoli di percepire pieni compensi nel 2015: c’era un giovane piuttosto bravo in quella squadra che giocava in Lega Pro, si chiamava Matteo Pessina, e complice il fallimento imminente poteva costare niente. Con 30mila euro, invece, furono tutti felici: Adriano, Matteo e il Monza. Oggi Galliani agisce secondo una dedica costante, di tutte le mattine: cosa avrebbe fatto Berlusconi degli impegni di giornata. L’unione tra il calcio alla vita, invece, è un carattere che abbiamo conosciuto da sempre fino a oggi: lo chiamano "Il Condor" per le sue intuizioni in sede di calciomercato, spesso e volentieri a ridosso della scadenza.
Questo soprannome è diventato etichetta: accompagna calici di bianco e rosso che diventano carezze di beneficienza nei confronti di chi ha bisogno. Di quella cantina sono protagonisti tutti calciatori capaci di essere decisivi sul campo, poi c’è lui che dalla scrivania ha sempre avuto l’importanza del numero 10: non per niente è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano. Proprio come un grande campione, anche di Galliani sono celebri le esultanze: una cravatta gialla si agitava, un trofeo si alzava al cielo.
Al Milan è stato così 29 volte in 31 anni, in Lega Calcio ha fatto il presidente, in B il vice, ma mai si è sentito così realizzato come quando ha potuto guardare negli occhi lucidi del compagno di una vita: a Barcellona nel 1989, a Pisa nel 2022. Di Berlusconi, oggi, onora il seggio al Senato.
Si occupa in prima linea del suo territorio, la Brianza, mantenendo una promessa che avrebbe firmato su ciascun manifesto in campagna elettorale: "Non cambierà il mio impegno per il Monza", che va avanti nel solco di quanto ha voluto il presidente. Anche adesso che mamma Annamaria da lassù può godersi il suo Monza in Serie A, non mancano i motivi per continuare a sognare. Adriano Galliani domani spegnerà 80 candeline. Servirà il fiato necessario per urlare di gioia in tribuna, sarà come aver segnato un gol.
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