Orsolini e Calafiori accendono il Dall’Ara. Notte di stelle, aspettando la Champions

I due rossoblù ricevono applausi a scena aperta. Inno da brividi. In tribuna tanti vip: da Sacchi a Signori, passando per Buffon

di ALESSANDRO GALLO -
5 giugno 2024
Orsolini e Calafiori accendono il Dall’Ara. Notte di stelle, aspettando la Champions

Orsolini e Calafiori accendono il Dall’Ara. Notte di stelle, aspettando la Champions

L’Italia fatica a prendere le misure della Turchia e lo spettacolo, in campo, latita? Ci pensano il Dall’Ara e i 25mila di ieri sera a scaldare la serata. Il clima della Champions, raggiunta dal Bologna con pieno merito, è contagioso e in attesa di festeggiare, venerdì, i 60 anni dal tricolore, il Dall’Ara si diverte seguendo da vicino Riccardo I e Riccardoi II. Che sarebbero poi Orsolini e Calafiori. Il primo fa parte degli undici, il secondo entra a cinque minuti dal fischio finale, per cominciare ad assaggiare quelle atmosfere che, in Germania, magari, potrebbero vederlo protagonista viste le incertezze di Mancini, scelto per far coppia come centrale, insieme con Bastoni.

Bel colpo d’occhio al Dall’Ara: tante famiglie, tante bandiere tricolori. Tanta voglia di urlare "Italia-Italia". Al momento della lettura delle formazioni, l’applausometro ha un picco. Indovinate per chi? Ma è ovvio, per il numero 17: qui la cabala non conta. E’ che il 17 è sulle spalle di Riccardo Orsolini, che riporta il Bologna in Nazionale.

"L’azzurro unisce sempre" recita uno degli striscioni che fanno bella mostra in mezzo al campo. Unisce anche l’inno: partono le note di Mameli e la curva si scalda, canta e applaude.

Senso di appartenenza e clima da fair play. Con un paio di eccezioni. Calhanoglu sicuramente riceve un trattamento più ostile quando scende a San Siro e i colori di casa sono quelli rossoneri. Ma il turco non deve aver lasciato ricordi piacevoli al Dall’Ara. E’ lui che si incarica di battere gli angoli e le punizioni. E ogni qual volta si avvicina al pallone, partono bordate sonore di fischi.

Si accende la partita anche a metà della ripresa. Il Dall’Ara si ricorda dell’ultima partita interna del Bologna e quel 3-3, con i bianconeri, che è rimasto indigesto ai più anche per la scelta, poi, di Thiago di non proseguire la sua avventura all’ombra delle Due Torri.

Parte il coro "chi non salta è juventino". Più divertito e ironico, che cattivo o irriguardoso: il fatto è che tutto lo stadio salta e gli occhi, a quel punto, sono focalizzati su Calafiori, che però è concentrato sul riscaldamento. In tribuna, intanto, fa capolino Federico Ravaglia: il portiere di scorta (l’etichetta in realtà non gli rende giustizia) stringe mille mani, possa sorridente per tutti quelli che – e sono tanti – gli chiedono un selfie. Ravaglia sorride e dice sì, con la stessa naturalezza con cui, tra Coppa Italia e campionato, ha detto no ai rigoristi di Inter e Napoli.

C’è Arrigo Sacchi, in tribuna: il tecnico di Fusignano lascia il Dall’Ara con un po’ d’anticipo. Chi resta al suo posto, invece, è Gigi Buffon. Ci sono Claudio Fenucci e Giovanni Sartori. C’è l’assessora allo sport Roberta Li Calzi. C’è spazio anche per Beppe Signori: davvero una bella notte, al Dall’Ara. Peccato solo che siano mancati i gol e qualche emozione in più.

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