Roma, Dybala al NYT: "Voglio vincere tutto quello che posso con la Roma"
Le parole del fantasista argentino intervistato dal New York Times
Roma 30 maggio 2024 - L'estate del 2024 sarà piena di sport, non solo i Giochi Olimpici in agosto, ma anche tanto calcio nelle settimane a venire. Oltre alla finale di Champions League ancora da giocare, da metà giugno nel Vecchio Continente, precisamente in Germania, si giocherà Euro 2024, in contemporanea invece, negli Stati Uniti, le squadre del Sudamerica e del Nord America, si affronteranno nella quarantottesima edizione della Copa America, organizzata per questa edizione unica in sinergia tra la Conmebol (Confederazione Internazionale dell'America del Sud) e Concacaf (Confederazione Internazionale del Nord-Centro America e dei Caraibi), cui prenderanno parte oltre alle 10 squadre del Sudamerica, anche USA, Messico, Canada, Costa Rica, Jamaica e Panama.
I campioni in carica dell'Argentina dovranno difendere il titolo ottenuto tre anni fa in Brasile, quando la rete di Di Maria, stese il Brasile di fronte a un Maracana semideserto, causa restrizioni Covid (solo 10% della capienza del pubblico ammessa). Sulla carta, Paulo Dybala non dovrebbe avere problemi a superare la selezione del CT Scaloni: la Joya è stata una dei protagonisti del successo Mondiale in Qatar e punta a riscattare vincendo negli States, dopo aver saltato l'edizione di tre anni fa. Tante aspettative dunque sulle spalle del giocatore giallorosso, intervistato per l'occasione da The Athletic e poi ribattuta sul New York Times. Ecco allora le parole della stella della Roma nell'intervista con i periodici statunitensi.
L'intervista comincia con una collezione di complimenti detti da alcuni giocatori o allenatori che hanno lavorato o giocato insieme a Dybala, per altro con un riferimento cinematografico sulla proposta di matrimonio del giocatore alla sua compagna, facendo un parallelo con la proprietà romanista, che investe anche in produzioni cinematografiche. "Forse quando avrò smesso - afferma Paulo - reciterò e vincerò un premio". Un inizio slegato dal calcio, prima di passare a un parallelo con Maradona, discutendo di come il Pibe de Oro prima di ogni partita parlasse col pallone, un'abitudine che però non appartiene al ragazzo romanista. "Prima che inizi la partita - dice la Joya - do un bacio alla palla. Voglio che sia con me. Non ci parlo, non voglio annoiarla, ma le do un bacio perché voglio mi stia il più vicino possibile".
Un numero 10 naturale è il giocatore della Roma, come lui stesso si definisce e proprio su questo tema e sulle doti della Joya si basa la seconda domanda. "Sono un talento naturale. Devo pensare ed eseguire in una frazione di secondo. Ci sono momenti, quando sei negli spogliatoi prima di una partita, dove penso a cosa stia per succedere e come possa mettere in difficoltà i difensori. Ma quando hai il pallone tra i piedi e sei circondato dai difensori hai solo uno o due secondi per prendere la decisione, così devi essere veloce e un talento naturale. È difficile se non lo sei. Tutto quello che si vede di me è frutto di un talento naturale, non c'è nulla di provato prima".
C'è stato spazio anche per discutere dell'allenamento e della formazione dei calciatori in Italia e in Argentina, mettendo a confronto le due situazioni. Tutto questo facendo riferimento alle parole di Allegri quando disse, sempre a The Athletic, che gli allenamenti giovanili nel Bel Paese siano troppo strutturati. "Sono in Italia da 12 anni e ho visto di rado ragazzini giocare a pallone per strada. Se vai a vedere gli allenamenti in Italia, la differenza con l'Argentina è che da noi si dà molta più libertà. A loro è permesso creare e inventare senza che nessuno gli dica di giocare solo con due tocchi o di passarla da una parte o l'altra".
C'è stato modo anche di discutere di Daniele De Rossi, suo allenatore oggi alla Roma e in passato giocatore in Argentina con la maglia del Boca Juniors. "Lui ama l'Argentina. È ancora - dice Paulo Dybala - molto legato al Boca Juniors e a quel mondo. Sono sicuro che gli piacerebbe tornare lì ad allenare. Vedremo cosa succederà. Spero che come allenatore abbia una carriera di successo, restare in Europa e vincere trofei a lungo, costruendo grandi squadre e continuando bene come sta facendo adesso. Se lo merita".
I risultati in campionato non sono stati all'altezza delle aspettative, complice anche una prima metà un po' stentata di stagione. Una situazione su cui Dybala non sorvola: "A nessuno piace arrivare sesti. Avevamo una squadra per finire più in alto in classifica. Abbiamo giocato veramente bene certe volte, ma con un gruppo di livello siamo arrivati sesti perciò non sono molto soddisfatto di quello che abbiamo fatto. Potevamo fare di più. La mia stagione? In tutta la mia carriera ho sempre cercato di migliorarmi dentro e fuori dal campo. Ho cambiato molte persone del mio staff, il mio personal trainer, il nutrizionista, lo psicologo, tutto ciò per aiutarmi a performare meglio in ogni partita e allenamento. Mi sono sentito bene questa stagione".
C'è stato modo anche di discutere della carriera del giocatore classe '93, che si è definito così: "Sono stato fortunato abbastanza di avere un'occasione per vincere. Ho vinto, ho perso. Le sconfitte nelle coppe europee sono il mio rimpianto. Non ho vinto né Champions né Europa League ma è sempre il mio obiettivo. Voglio vincere tutto quello che posso con la Roma".
Ormai uno dei volti di copertina della Serie A, c'è stato modo di discutere anche della possibilità del giocatore di esplorare in futuro nuovi campionati: "Sono stato in Italia per quasi 12 anni e ancora sto trascorrendo un periodo incredibile. È difficile per me vedermi fuori dall'Italia, perché qui sono cresciuto e diventato un uomo. L'Italia mi ha dato tutto. Sarebbe difficile lasciarla, ma certo che uno ha sempre la curiosità e il desiderio di giocare in campionati come la Liga, la Premier League, dove ci sono grandi squadre e grandi calciatori".
Seguendo questo filone, l'intervista si è conclusa parlando della possibilità 5 anni fa di approdare in Premier League. "Ricordo - dice Dybala - quell'estate in cui ci fu un sondaggio del Manchester United e del Tottenham, ma era più lo United che mi voleva. La Juventus voleva cedermi. Era la stagione in cui firmò Sarri. Così parlai con lui per vedere se davvero non mi volesse nella squadra. Dopo quella chiacchierata la mia intenzione fu di rimanere. Non volevo andarmene, volevo restare perché ero felice a Torino. Quella fu ma mia miglior stagione"
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