La Roma, l’Europa League, la finale, la storia e il futuro di Mou: tutto in una notte

Alle 21 l’ultimo atto di una Coppa che ha visto i giallorossi superare ogni difficoltà, la Joya arma per la ripresa. Lo Special One resterà solo con garanzie da parte del club, stasera può aggiornare il suo record di trofei

di PAOLO GRILLI -
31 maggio 2023

Magica lo è già, con questa finale conquistata in barba a tutto: infortuni, gioventù in campo, blasone delle altre. Stasera la Roma prova a essere anche storica. Un trionfo in Europa League l’anno dopo quello in Conference equivarrebbe a fare breccia, definitivamente, tra le big del continente. Agganciando Inter, Juve e Milan tra le squadre capaci di un bis europeo nel giro di dodici mesi.

Josè Mourinho
Josè Mourinho

E’ quello che vuole il patron Friedkin e che, più di tutti, desidera il popolo giallorosso. Non bastassero i 15mila sugli spalti a Budapest, c’è un Olimpico già sold out con sei maxi schermi a spingere verso il sogno una squadra orgogliosamente e forzatamente interprete di un gioco all’italiana: portando all’estremo la concretezza, per controbilanciare una classe non sempre pulsante.

E c’è un Dybala in più per agguantare un trofeo che avrebbe pure il merito – aspettando Fiorentina e Inter – di rimpiazzare l’Italia al centro della mappa del calcio che conta. La Joya ha svolto la rifinitura, difficile che riesca a giocare tutta la partita, ma almeno un tempo, o metà tempo, quello sì. Recuperato capitan Pellegrini, c’è pure Spinazzola. Al netto di bende e cerotti, è una Roma che mette sul tavolo tutto il talento possibile.

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Ma questa è, soprattutto, la finale di Mou. Le cinque di Champione ed Euroleague che lo hanno visto protagonista dal 2003 (la prima, col Porto, lo vide trionfare nella vecchia Coppa Uefa a Siviglia...) le ha vinte tutte. E se c’è un amuleto che possa disinnescare gli andalusi nel loro regno, è proprio lui.

Siamo nei territori della cabala, oltre che di statistiche che tratteggiano miti. Il Siviglia ha finora vinto tutte e sei gli atti finali di Europa League per i quali si era classificato. La Juve sa bene, per averlo sperimentato sulla propria pelle, quanto i ’Rojiblancos’ siano tenacemente predisposti alla vittoria quando il calice d’argento è posto a bordo campo. Il tecnico Mendilibar ha, a sua volta, realizzato un prodigio cambiando volto a una squadra che appena due mesi fa navigava in acque pericolose nella Liga, e che poi ha letteralmente preso il volo.

Mou ha già messo le mani avanti alla vigilia, non concedendo alcuna anticipazione sul suo futuro. Dice che conta solo il presente di questa finale. Il pensiero che possa lasciare Roma rende il tutto ancora più irripetibile.

Si gioca al ’Puskas’, stadio-gioiello della capitale ungherese. Qui fiorì il calcio meraviglioso dell’Aranycsapat, la nazionale magiara che dominò tutte le altre e che fallì solo la finale mondiale del 1954, contro la Germania. Ne fu simbolo proprio il campionissimo cui è intitolato l’impianto, dotato di un mancino divino. Come Dybala.

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