Il tifoso della Roma “malato terminale” è una fake news. “L’ho detto per ridere, ho una patologia ma non farò l’eutanasia”

L’uomo aveva raccontato in radio di voler andare in Svizzera per il suicidio assistito ma prima di sognare la squadra di De Rossi campione in Europa League

di GIANLUCA SEPE -
18 aprile 2024
Anche l'allenatore della Roma, Daniele De Rossi, era rimasto colpito dalla storia del tifoso presunto "malato terminale" (Ansa)

Anche l'allenatore della Roma, Daniele De Rossi, era rimasto colpito dalla storia del tifoso presunto "malato terminale" (Ansa)

Roma, 18 aprile 2024 – Nel 2017 la storia del piccolo Bradley Lowery aveva fatto il giro del mondo. Il tifoso del Sunderland e amico di Jermain Defoe si era spento dopo una lotta con il cancro in tenerissima età, lasciando la Premier League e il mondo del pallone scossi. Età diversa ma storia che sembrava essere analoga quella emersa a Roma, dove un tifoso dei giallorossi aveva fatto parlare di sé sul web dopo la richiesta fatta pervenire alla squadra di Daniele De Rossi attraverso un accorato e commosso a Tele Radio Stereo, emittente radiofonica molto seguita dai tifosi della Lupa. Edoardo, questo il nome dello sfegatato sostenitore della Roma, aveva raccontato in lacrime la sua storia di malato terminale, dicendosi pronto ad andare in Svizzera per il suicidio assistito vista l’impossibilità di guarire dalla sua rarissima patologia e di voler vedere la Roma alzare al cielo l’Europa League prima di procedere con l’eutanasia. Tutto incredibilmente falso.

La testimonianza al programma ‘Te lo do io Tokyo’ sarebbe tutta inventata, il ragazzo è in buona salute, sposato da un anno con un donna appartenente a una ricca e celebre famiglia della Capitale. L’unica cosa vera della storia sarebbe il nome. L’uomo era stato rintracciato in mattinata, dopo che la sua storia aveva addirittura raggiunto Spagna e Inghilterra ma soprattutto tifosi e giocatori, tanto che Daniele De Rossi nella conferenza stampa prima della sfida al Milan aveva detto: "Al di là di promettere la vittoria, cosa che non posso fare, vorrei assicurare che daremo tutto per quel tifoso e per tutti gli altri. La questione ci ha toccato e la società sta cercando di rintracciarlo, a patto che lui voglia. Stiamo cercando di parlare anche l'emittente radiofonica; non sappiamo neanche come contattarlo, se lui vuole noi siamo qui. Rispettiamo la sua voglia di restare anonimo, ma se vorrà noi siamo pronti ad accoglierlo”. Non sono chiari i motivi del gesto. Uno scherzo di cattivo gusto? Un tentativo di ricercare visibilità? Non è dato sapere ma c’è già chi punta il dito contro il tifoso, chiedendo spiegazioni per una bugia che aveva già scosso il calcio nostrano.

"Viviamo in una società in cui se stai male devi piangere e piangerti addosso. Se agli altri appari come uno che ride, che scherza, allora non può essere vero che soffri. Se uno sbaglio l'ho fatto è che ho definito 'terminale' la mia malattia, anche se poi mi sono corretto, per fortuna. La mia non è una malattia terminale ma comunque è cronica e incurabile. Ci convivo da anni e ho iniziato una cura sperimentale che mi costringe ad andare fuori Italia. Però in Svizzera al momento non vado...", ha raccontato lui stesso all’AdnKronos. Il tifoso ammette che il cosiddetto fine vita per lui “è un pensiero per me estremamente rilassante”. “Per questo l'ho citato. Io tengo duro per i miei affetti, per mia moglie, ma con questa malattia cronica che mi distrugge la vita quotidiana, con il medico che mi ha sempre assistito e operato e mi ha detto che non c'è nulla da fare... ecco, viene da pensarci", rivela sempre all’agenzia.

E spiega: "Quella telefonata alla radio, che mai avrei pensato avrebbe suscitato tanto scalpore, l'ho fatta perché mi faceva ridere che, pur in una situazione dolorosissima, il mio pensiero fosse sempre alla Roma, come pure oggi. Io scherzo sempre, la leggerezza mi aiuta – aggiunge – . Per questo tanti amici che hanno sentito il mio intervento in diretta alla radio mi hanno preso per pazzo, riconoscendo la mia voce. Mi hanno chiamato in tanti, increduli di cosa nascondo".

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