Soave, il mister spazzino dietro la storica promozione in C del Caldiero: “Mia moglie ci ha aiutato dal cielo”
Cristian allena la squadra veronese dividendosi tra il campo e il lavoro come netturbino. “Non lascerò il lavoro, sono vedovo. Ma nel gol decisivo abbiamo ricevuto una mano dall’alto”
Roma, 16 maggio 2024 – Quella di Cristian Soave, allenatore del Caldiero che ha appena centrato la promozione in Serie C, è una di quelle storie che riconciliano con lo sport. Perché di notte fa lo spazzino, di giorno il tecnico della formazione veronese. Soave ha 50 anni e ha già dovuto superare un momento personale molto duro, quando ha perso la moglie. Ma non si è mai perso d’animo e non ha mai mollato: sicuramente c’è tutta la sua determinazione, oltre che le sue capacità tecnico-tattiche, dietro la cavalcata della squadra veneta salita per la prima volta in terza serie nazionale.
Per tutta la stagione, Caldiero si è alzato alle 3 di notte per iniziare a lavorare alle 4 per la Serit, l'azienda pubblica che raccoglie i rifiuti in provincia di Verona e della quale è dipendente come ‘operatore ecologico’.
E non ha intenzione di lasciare il lavoro per tentare la strada del professionismo: “Per quanto mi riguarda - dice Soave - almeno per la prima stagione in C non me la sento di lasciare il lavoro di netturbino, sto valutando il part time o la richiesta di un'aspettativa”.
Caldiero rappresenta uno Comune di 8mila abitanti a est di Verona, e ha centrato la promozione in C cogliendo il primo posto nel proprio girone con 77 punti. “Alla Serit sono stato assunto nel 2014, sono padre di tre figli - racconta Soave –. Questo lavoro è sempre stata la mia entrata sicura, la sicurezza di vita. Ho delle responsabilità verso i miei figli”. Anche perché è da solo: qualche anno fa una malattia ha portato via la moglie Elisabetta. “È stata durissima, ma la sua stella ci ha accompagnati per tutto l'anno. Il gol del 3-2 contro la Virtus Ciserano che ci ha permesso di rimanere in testa al campionato ad una giornata dalla fine l'abbiamo segnato al 95'. Mio figlio più grande, Eddi, mi è saltato addosso, dicendomi: papà, quel gol lo ha fatto la mamma. E io lo credo veramente”.
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