Soave, il mister spazzino dietro la storica promozione in C del Caldiero: “Mia moglie ci ha aiutato dal cielo”

Cristian allena la squadra veronese dividendosi tra il campo e il lavoro come netturbino. “Non lascerò il lavoro, sono vedovo. Ma nel gol decisivo abbiamo ricevuto una mano dall’alto”

di DORIANO RABOTTI -
14 maggio 2024
Il mister del Caldiero, squadra di calcio appena approdata in serie C, Cristian Soave lavora come netturbino

Il mister del Caldiero, squadra di calcio appena approdata in serie C, Cristian Soave lavora come netturbino

Roma, 16 maggio 2024 – Quella di Cristian Soave, allenatore del Caldiero che ha appena centrato la promozione in Serie C, è una di quelle storie che riconciliano con lo sport. Perché di notte fa lo spazzino, di giorno il tecnico della formazione veronese. Soave ha 50 anni e ha già dovuto superare un momento personale molto duro, quando ha perso la moglie. Ma non si è mai perso d’animo e non ha mai mollato: sicuramente c’è tutta la sua determinazione, oltre che le sue capacità tecnico-tattiche, dietro la cavalcata della squadra veneta salita per la prima volta in terza serie nazionale.

Per tutta la stagione, Caldiero si è alzato alle 3 di notte per iniziare a lavorare alle 4 per la Serit, l'azienda pubblica che raccoglie i rifiuti in provincia di Verona e della quale è dipendente come ‘operatore ecologico’.

E non ha intenzione di lasciare il lavoro per tentare la strada del professionismo: “Per quanto mi riguarda - dice Soave - almeno per la prima stagione in C non me la sento di lasciare il lavoro di netturbino, sto valutando il part time o la richiesta di un'aspettativa”.

Caldiero rappresenta uno Comune di 8mila abitanti a est di Verona, e ha centrato la promozione in C cogliendo il primo posto nel proprio girone con 77 punti. “Alla Serit sono stato assunto nel 2014, sono padre di tre figli - racconta Soave –. Questo lavoro è sempre stata la mia entrata sicura, la sicurezza di vita. Ho delle responsabilità verso i miei figli”. Anche perché è da solo: qualche anno fa una malattia ha portato via la moglie Elisabetta. “È stata durissima, ma la sua stella ci ha accompagnati per tutto l'anno. Il gol del 3-2 contro la Virtus Ciserano che ci ha permesso di rimanere in testa al campionato ad una giornata dalla fine l'abbiamo segnato al 95'. Mio figlio più grande, Eddi, mi è saltato addosso, dicendomi: papà, quel gol lo ha fatto la mamma. E io lo credo veramente”.

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