La società ancora una volta non fa mai il passo completo. Ennesimo progetto lasciato a metà. Bisogna tentare qualcosa di diverso
Allacciare le cinture e prepararsi a un’altra stagione di sofferenze sul lato destro della classifica. La Spal perde la quarta...
Allacciare le cinture e prepararsi a un’altra stagione di sofferenze sul lato destro della classifica. La Spal perde la quarta partita su sette, la seconda in casa, stavolta senza un solo tiro verso la porta di Syaulis, che la fa da spettatore. Ed è già penultima in solitaria come un anno fa con 14 gol subiti, due a partita. Stavolta scivola in modo anche sfortunato al 45’ su autorete e lamenta un possibile rigore negato, ma con quel secondo tempo vanifica anche ogni possibile recriminazione.
La rosa è corta e inadeguata in qualche titolare e in molte riserve, e tre gare in sei giorni la mortificano. Fermi per infortunio Calapai ed El Kaddouri, poco pronti Bidauoi e Buchel, Dossena non aveva tante alternative e ha deciso di puntare sui soliti noti. Un po’ di stanchezza è così affiorata, ma non basta a spiegare. E’ l’ennesimo progetto che nasce male, perché la società non fa mai il passo completo, lasciando le cose a metà.
Le scelte (mancate) dell’ultimo giorno di mercato, il ricorso a giocatori fermi da lungo tempo, e non pronti quando non si rompono con facilità, han fatto sì che l’idea di una squadra fatta di gente di C "affamata" e idonea al 4-3-3 di Dossena sia stata perseguita solo a metà. L’allenatore dal canto suo continua a proporre una squadra che becca gran gol e poi si affloscia e non riesce a rimontarli: finora solo con l’Ascoli la Spal è andata sotto senza perdere, e solo due volte su sette è stata capace di passare in vantaggio, vincendo.
Un bottino al passivo così alto in serie C nella storia forse non si è mai verificato e non sarebbe sbagliato prenderne atto e tentare qualcosa di diverso. Il guaio è che non si vede cos’altro Dossena possa tentare, perchè l’organico è stato studiato per giocare in questa maniera, anche se poi non lo si è rifinito sino in fondo. E soprattutto, lui non sembra proprio aver gran voglia di provare situazioni che gli coprano di più le spalle.
Anche con l’Entella, nel primo tempo, Castelli e Guiu sono stati trovati troppo spesso alle spalle dei centrocampisti, nel solito spazio che li separa da difensori che nel dubbio preferiscono arretrare.
L’esperienza insegna che quando una squadra perde sempre e imbarca gol su gol poi si demoralizza e smette di crederci. Da che mondo è mondo, sconfitta chiama sconfitta. Non vorremmo essere nei panni di Dossena, decisamente no. Ferrara è stanca, da cinque anni a questa parte imbarca solo retrocessioni e delusioni e ha voglia di risvegliarsi diversamente.
Mauro Malaguti
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