Murgia in Romania in cerca di rilancio: "A Ferrara un’esperienza dolceamara"
L’ex centrocampista spallino, ora all’Hermannstadt, si racconta: "Dopo la prima bella salvezza, l’anno dopo il Covid complicò tutto"
Non è stata una prima fase di stagione indimenticabile quella di Alessandro Murgia, che soltanto nelle ultime settimane ha iniziato ad ingranare e giocare con un pizzico di continuità con la maglia dell’Hermannstadt. Il centrocampista cresciuto nella Lazio è ancora di proprietà della Spal, che naturalmente spera che l’esperienza nella massime serie della Romania possa rilanciarlo, anche in chiave mercato. "Ferrara per me è stata dolceamara – ricorda Murgia ai microfoni di Tuttomercatoweb –. Eravamo partiti molto bene: la scelta era calcistica, ma anche di crescita personale. Lasciavo la mia città, avevo tante energie positive e sul campo raccogliemmo una bella salvezza. Decisi di trasferirmi a titolo definitivo, ma l’anno successivo diverse cose non andarono bene: a metà stagione scoppiò il Covid, e lo stop influì tantissimo sugli umori e sulla ripartenza. Era una situazione complicata: ero un perno di quella squadra e le cose non andarono bene nemmeno per me. Non cerco giustificazioni, ma non era facile: le realtà piccole come la Spal hanno sofferto aspetti come la chiusura dello stadio, anche perché il Mazza era sempre molto caldo. L’Hermannstadt? L’idea di fare un’esperienza all’estero mi è sempre piaciuta, così come di testare nuove culture, stili di vita e lingua. Dopo tre mesi in Romania, ho imparato meglio l’inglese che in 10 anni di scuola. Sono in un campionato di serie A per rimettermi in gioco e ripartire. Cercavo la voglia e la felicità di giocare a calcio e non me ne pento, è un’esperienza che mi sta dando tantissimo, come uomo e come padre".
Da quando si è trasferito in Romania, in campionato Murgia ha collezionato otto gettoni ma soltanto due volte ha giocato più di 45 minuti. "Sotto il profilo tecnico c’è meno tattica rispetto all’Italia, ma più intensità – continua –. E una visione diversa del calcio: ho trovato stadi super-moderni, è una realtà sorprendente. Avevo ricevuto diverse richieste dalla Romania, non c’era solo l’Hermannstadt. Nel calcio gli stimoli e il confronto con chi ti vuole e ti cerca sono importanti: da parte loro ho sentito un feeling particolare, venivo da diversi anni un po’ così, quindi avevo bisogno di apprezzamento. Posso dare determinate cose a uno spogliatoio, anche in termini di leadership. Ho parlato col direttore e l’allenatore, e ho deciso di non guardare il nome del club ma cosa può darmi in questo momento. Mi sento molto bene dove sono: non mi spaventa provare un’esperienza all’estero, anche se ovviamente non volto le spalle all’Italia. So che a gennaio possono arrivare richieste: sono aperto a tutto".
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