Spal, avvio da dimenticare. Emorragia di gol da frenare. Servono più certezze e un modulo meno offensivo
Mai negli ultimi 70 anni otto reti subite nelle prime tre gare. Le lacune della rosa
Il pallone racconta che mai nella sua storia, belle époque inclusa – quando dilettanti in braghe alla zuava insaccavano palloni su palloni in Piazza d’Armi –, la Spal ha iniziato un campionato con 8 gol al passivo nelle prime tre partite. C’è però un precedente peggiore, uno solo, con i 9 della stagione 1953-54: ma si trattava di serie A, vivaddio, e tra gli avversari figurava l’Inter. Il dato rende bene il pessimo avvio in corso. A spiegarlo, concorrono diversi fattori a monte. C’era una Spal, la prima e fin qui unica della gestione Tacopina, che finalmente stava convincendo: su quella sarebbe stato meno traumatico ricostruire aggiungendo qualche pedina, tanto più partendo da -3 e dovendo quindi carburare in fretta. Invece si è poi capito che non si era in grado economicamente di riscattare Zilli e Dalmonte, e si è dovuto e anche voluto rivoluzionare il quadro, pur in presenza della penalizzazione.
Così, prima vendere e poi comprare: zero nuovi acquisti in ritiro, porte girevoli sino all’ultimo giorno di mercato, e infine quel black-out sul filo di lana del 30 agosto di cui si rischia di non conoscere mai le cause, e sul quale ciascuno sarà costretto a farsi la propria idea. Ora, per il calcio intenso e propositivo predicato da Dossena serviva gente bene allenata e sincronizzata, ma il mercato tardivo e incompleto ha costretto il club a pescare sul mercato degli svincolati due 34enni di indubbia qualità passata, ma lontani dai campi da secoli. Ottenere intensità, così non è semplice. In più restano da colmare due lacune: l’esterno alto mancino e il ricambio di Karlsson con caratteristiche di pivot. L’eterno Antenucci sta supplendo al meglio, ma sarà bene provvedere, anche se il mercato è sempre più ristretto e più pieno di giocatori da ri-preparare. In compenso, ci sono 4 terzini destri.
Ecco, questa è la storia dell’attuale -2 della Spal. Proponendo il suo calcio sbarazzino in un contesto monco, l’emergente mister Dossena ha finito per accentuare queste pecche: ora almeno si dimostra pragmatico e poco integralista, con l’asserita disponibilità a cambiare in corsa. Come, lo deciderà lui. Anche se da sistemare sono la difesa e la sua copertura - ora tra centrocampo e ultima linea ci sono 15 metri regalati agli avversari - paradossalmente si dovrà partire dagli attaccanti, affiancando un 9, Karlsson o l’eventuale nuovo arrivo, a un Antenucci mai così brillante e centrale dal giorno del suo ritorno a Ferrara, e quindi meritevole di essere riposizionato nel ruolo di seconda punta in cui meglio può cannoneggiare.
Per il resto, 3-5-2, 4-4-2, 4-3-1-2 o via dicendo, Dossena ha varie possibilità da valutare. Un ultimo punto, ma importante. I seimila del "Mazza" meritano di più, l’hanno detto forte, e hanno piena ragione. Ma non abbandonino la Spal. Fatta luce sugli eventi che han portato a questo prevedibilissimo esito, da oggi in avanti converrà archiviarli per concentrarsi su chi c’è e su chi arriverà, e fingere di dimenticare gli eventi dell’estate (e della primavera…) per aiutare la barca a ritrovare la riva. Anche così l’organico qualche risorsa ce l’ha, e se cresce la gamba di meglio può offrire. Ma si ristudino gli spazi per frenare l’emorragia di gol, cui può aver concorso anche l’innesto di tre nuovi difensori tutti in un botto: servono certezze, e l’impiego di Bassoli avrebbe consentito inserimenti più graduali. Certezze: questo Dossena è chiamato a dare nell’emergenza attuale. A classifica diversa, e in condizioni di forma diverse, potrà pensare di riproporre quel suo 4-3-3 che oggi la squadra non regge.
Mauro Malaguti
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