Il tecnico premiato l’altra sera dal club ’Franco Cavatorti’. D’Angelo: "Bello sentire l’affetto della gente»
Grande entusiasmo con immancabile raffica di foto-ricordo e autografi. "Ci tenevo ad essere qui"
Luca D’Angelo è un ‘Omone’ di 53 anni che nella sua vita di calciatore e allenatore ha ottenuto risultati prestigiosi: con le scarpette chiodate ha vissuto da protagonista campionati indimenticabili, anche nella veste di capitano, nelle fila del Castel di Sangro (serie B), Fermana (promozione in B) e Rimini (promozione in C1 e cadetteria), per poi ripetersi come allenatore, specie a Pisa, dove ha conquistato la promozione in B sfiorando addirittura la serie A. Risultati importanti che avrebbero potuto indurre il tecnico abruzzese ’a gonfiare’ il petto come spesso accade nel mondo del calcio. Invece no. Il tecnico anti-divo per eccellenza, cresciuto nel campetto di via Aterno nella sua Pescara, è rimasto fedele alla sua semplicità e genuinità, qualità umane che, insieme alle capacità tecniche, lo hanno portato a ritagliarsi un posto speciale nel cuore degli spezzini. Lunedì i tifosi presenti al club ‘Franco Cavatorti’, in occasione della consegna del premio Aquilotto 2024, lo hanno inondato di affetto e fiducia. "Sinceramente, dopo così poco tempo che sono qui, non mi aspettavo una vicinanza così forte da parte degli spezzini – ha commentato l’altra sera – Questo riconoscimento mi ha fatto davvero molto piacere. Mi sono subito affezionato alla causa dello Spezia perché ho visto che la gente si è immediatamente fidata di me, a scatola chiusa". D’Angelo, visibilmente emozionato, non si è sottratto alle richieste di selfie e autografi dei supporter, ripagandoli con la consueta disponibilità e un sorriso sempre gentile. "Mi ritengo una persona tranquilla, con i piedi per terra – ha spiegato – non ho mai atteggiamenti fuori luogo, da divo". Peculiarità ben accolte a Spezia. "Sono una persona diretta, non mi nascondo mai, la mia presenza al club ‘Cavatorti’ è davvero sentita e voluta, altrimenti non sarei venuto". Immancabile un tocco di spezzinità culinaria con la classica farinata, molto gradita da D’Angelo, un piatto che qualcuno ha fatto notare, "porta fortuna, perché anche Volpi ne mangiò al nostro club e andammo in A...".
Fabio Bernardini
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