Bardet, favola in giallo beffando tutti i big

Tour, al francese la prima tappa: arrivo in parata a Rimini col compagno Van Den Broek. Van Aert precede Pogacar nella volata del gruppo

di ANGELO COSTA -
30 giugno 2024
Bardet, favola in giallo beffando tutti i big

Bardet, favola in giallo beffando tutti i big

Curioso il destino: innamoratissimo dell’Italia, Romain Bardet realizza proprio nel nostro Paese il suo sogno di bambino, vestire la maglia gialla del Tour. Non gli era mai riuscito in Francia nei dieci precedenti, gli riesce nella tappona che celebra la prima volta della corsa sulle nostre strade, fra la Toscana e la Romagna, la più cattiva di sempre fra quelle inaugurali. E’ il miglior modo per aprire il suo ultimo Tour, perchè a 33 anni lo scalatore dell’Alta Loira ha già fissato la data di scadenza della sua carriera: guarda caso in Italia, al prossimo Giro, per conquistare la tappa che manca alla sua collezione di successi nelle grandi corse.

In una tappa che lo è già di suo, Bardet aggiunge un altro po’ di storia. Con un’impresa vera: a 50 chilometri da Rimini, con tre salite davanti, esce dal gruppo nobile, raggiunge il giovanissimo scudiero Van Den Broek mandato in avanscoperta e insieme a lui tira dritto al traguardo. Non è una passeggiata, perché da San Marino in poi la crema del Tour capisce che c’è tempo per un epilogo diverso e si mette a rincorrere. E’ un thrilling di venti chilometri, storia già vista: stavolta, per un pugno di secondi, ha il lieto fine.

"E’ merito suo", segnala il vincitore sul traguardo indicando il compagno. "Sapevo che dietro avevamo i più forti, ma non avevo niente da perdere. Frank è stato stupendo, la meritava quanto me", il tributo di Bardet, che arricchisce una lunga storia al Tour (quattro tappe vinte, due volte sul podio) tornando a vincere dopo oltre due anni: l’ultima gioia era datata aprile 2022, al Tour of the Alps. Toh, in Italia.

Chapeau a Bardet, amarezza per il solito Van Aert, che paga il risveglio tardivo del gruppo con l’ennesimo piazzamento. Stavolta con un merito: negando l’abbuono a Pogacar, fa un favore al compagno Vingegaard, dopo una giornata che per il rientrante danese fila via tranquilla anche quando deve cambiar bici per un guasto. Restando in casa Visma, anche al Tour l’accompagna la nuvoletta di Fantozzi: non solo cade Keldermann, ma vola in terra anche un massaggiatore incaricato di passare le borracce in strada. Peggio va a Hirt, che si fa male a Firenze prima che si inizi a pedalare: urtato dallo zaino di uno spettatore, finisce con la faccia sull’asfalto e si rompe tre denti.

Detto che Van der Poel è l’unico big a lasciare la festa in anticipo (sul Barbotto caro a Pantani, straripante di tifosi) e che all’Italia spetta il primo ritirato (Gazzoli, dopo cento chilometri, forse per l’afa soffocante), il tempo massimo strizza l’occhio a Cavendish, in difficoltà dalla prima delle sette salite di giornata e arrivato a oltre 39 minuti: sia stato un malessere o una scelta strategica per risparmiare energie in vista dell’assalto al record assoluto di tappe vinte si capirà al primo sprint.

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