Pogacar-Vingegaard, è duello giallo fuoco

Tadej si prende la maglia in una Bologna strapiena di tifosi, in quattro a pari tempo: il danese risponde allo scatto sul San Luca, crisi Roglic

di ANGELO COSTA -
1 luglio 2024
Pogacar-Vingegaard, è duello giallo fuoco

Pogacar-Vingegaard, è duello giallo fuoco

Arriva il Tour a Bologna e i vigili scendono in sciopero: dev’essere per questo che in cima alla classifica c’è un po’ di traffico. Quattro al comando con lo stesso tempo dopo i due giri su San Luca: se non è un inedito, ci va vicino. Non è un inedito che del quartetto al comando a vestirsi di giallo sia Tadej Pogacar: anche se non succedeva da due anni, si sapeva che poteva accadere fin da subito.

Si sapeva anche che lo sloveno non avrebbe scalato il colle di Bologna solo per guardare il panorama o i portici. E infatti: dopo uno scattino al primo passaggio per andare a prender due borracce e per scaldare la folla, al secondo giro il fenomeno accende la miccia, trasformando gli ultimi 500 metri di scalata in un inferno. Gli resta incollato il solito Vingegaard, che si conferma decisamente in palla a dispetto di quel che ha passato in primavera. Conferma pure che anche in questo Tour possiamo tranquillamente attenderci il duello visto negli ultimi: prima di tutto, i conti si dovranno fare con lui e con Pogacar. "Sono contento di esser tornato in giallo dopo esserci andato vicino un anno fa: ho provato a far scoppiare il gruppo, ma Vingegaard ha dimostrato di star bene", il messaggio dello sloveno.

Di quelli che vogliono intromettersi fra i tradizionali litiganti, i più pronti sono il debuttante Evenepoel e Carapaz, che in discesa recuperano quanto lasciato per strada in salita. A mancare all’appello è invece Roglic, che su questa rampa l’ha fatta spesso da padrone, fra maglie rosa al Giro e giri dell’Emilia vinti: i 21 secondi che accusa, per quanto pochi, sono già un campanello d’allarme. Di quelli che chiudono con lui, sorride Ciccone: su un’arrampicata esplosiva come quella del Santuario, con quei due mostri in circolazione, limitare i danni è un buon segnale.

Parlando di vincitori, in una giornata a prova di resistenza umana per il caldo ce ne sono due. Uno è il pubblico sulle strade: da Cesenatico in poi, e per l’intera Romagna, è una catena umana, che Bologna non spezza nonostante sia un weekend che invita a scappare in spiaggia. Pienone sui viali e sul viale d’arrivo in centro, gente a strati su San Luca, bandiere di ogni nazionalità perché Tour e turismo in fondo hanno la stessa radice: in sintesi, un clamoroso successo. L’altro è il vincitore della tappa: Kevin Vauquelin, 23 anni, talento di Normandia, dipartimento del Calvados, ultimo della lista di francesi candidati ad interrompere il digiuno al Tour, che dura dal 1985. In bici le ha provate tutte, dalla bmx alla pista dove ha un discreto medagliere, sui social è da tempo una star, al punto che il suo team ne propone le interviste a dosi omeopatiche: quel che conta è che sia uomo da corse a tappe. In fuga fin dal via con altri dieci, il francesino chiude la questione andandosene da solo nell’ultima ascesa del San Luca, a poco meno di 15 dall’arrivo, seminando il norvegese a pois Abrahamsen, all’attacco come il giorno prima. Due vittorie francesi in due tappe: il Tour d’Italie porta così bene ai cugini che magari prendono l’abitudine di tornar qui.

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