La lunga strada di Biniam Girmay: dall’Eritrea al sogno di una tappa al Tour

Il talento africano a 23 anni ha già conquistato una grande classica come la Gand-Wevelgem e una tappa al Giro d’Italia. Ora, dopo uno stop di due mesi, è tornato a vincere nel Giro di Svizzera e guarda con fiducia al futuro in Francia

di ANGELO COSTA
13 giugno 2023
La volata vincente di Biniam Girmay al Giro dì Svizzera

La volata vincente di Biniam Girmay al Giro dì Svizzera

Roma, 13 giugno 2023 – Se sei giovane e vieni dall’Africa, continente che nel ciclismo è ancora in fase di crescita, hai solo un modo per farti notare: vincere. Ci riesce spesso Biniam Girmay, che di anni ne ha 23 e dall’Eritrea, dove è nato e tiene famiglia, intesa come moglie e figlia, è arrivato in fretta nei quartieri alti della bici. Al Giro di Svizzera, dove rientrava da un paio di mesi di stop per via di una commozione cerebrale riportata in una caduta al Fiandre, ci ha messo due giorni per tornare a vincere: volata autoritaria, la specialità della casa, sul naso di alcuni tra i migliori del settore. “Un risultato che mi dà molta fiducia in vista del Tour”, la soddisfazione dell’eritreo, che il mese prossimo in Francia proverà a confermarsi uomo delle prime volte: primo ciclista nato dal 2000 in poi a vincere tra i professionisti, è stato anche il primo africano nero a conquistare una grande classica (la Gand-Wevelgem) e una tappa al Giro, entrambe nel 2022. Oltre che il primo a salire su un podio iridato, grazie al secondo posto nel mondiale under 23 alle spalle del nostro Filippo Baroncini nel 2021.

Di strada, Girmay ne ha fatta dall’Eritrea, dove è nato nell’aprile del 2000, terzo di sei figli, e dove ha iniziato a pedalare a dodici anni, dopo averci provato col calcio. Notato dai tecnici nelle prime corse giovanili, non è ancora maggiorenne quando l’Uci lo porta nel Centro di Aigle, dove vengono allevati i talenti dei Paesi che, a livello di ciclismo, sono ancora in via di sviluppo. E’ lì che comincia a farsi notare, da juniores, categoria dominata all’epoca da un certo Evenepoel: le uniche due gare internazionali che il belga non vince le conquista Girmay.

E’ solo il primo squillo di una bella carriera annunciata, nella quale ‘Bini’, come lo chiamano in gruppo, conosce le gioie e i dolori: vince subito sul pavé belga, pur non avendolo mai affrontato prima, e sulle strade del Giro a Jesi, dove si gode poco il successo perché sul palco delle premiazioni, nel tentativo di aprire la bottiglia dello spumante riservato al vincitore, si spara il tappo in un occhio e finisce all’ospedale. All’ospedale si chiude anche la sua prima volta al Fiandre, un paio di mesi fa, quasi che il destino gli abbia voluto far pagare la rinuncia a correre la grande classica belga l’anno prima: “Non cambio programma, manco da casa da tre mesi e ho promesso a mia moglie Saliem e a mia figlia Liela che sarei rientrato in questi giorni”, le parole da fresco vincitore della Gand-Wevelgem.

Adesso è ripartito dalla Svizzera, tenendo nel mirino la Francia, dove il suo connazionale Teklehamainot si è già fatto notare vestendo la maglia a pois degli scalatori, ma una tappa un eritreo non l’ha mai conquistata. Magari il destino sceglierà ancora Girmay, l’eritreo che nel team belga Intermarchè ha trovato una seconda famiglia, oltre che un contratto da oltre un milione di euro fino al 2024 compreso, e che nell’Italia ha una seconda patria: prima ha vissuto a Lucca, da oltre un anno si è stabilito a San Marino, dove gli capita spesso di allenarsi con i corridori italiani che hanno preso la residenza sul Titano e dove gli capita spesso di fare la spesa al supermercato. Anche se regolarmente torna a casa in Eritrea, dove è considerato un eroe nazionale e come tale è stato dopo il podio mondiale e il successo alla Gand-Wevelgem: siccome non c’è due senza tre, non resta che aspettare il Tour.

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