Cavendish da leggenda: meglio di Merckx

Il baronetto inglese vince in volata e a 39 anni centra il successo numero 35 al Tour: "Non ci credo". Pogacar rischia di cadere

di ANGELO COSTA -
4 luglio 2024
Cavendish da leggenda: meglio di Merckx

Cavendish da leggenda: meglio di Merckx

Esplode la festa sul traguardo del Tour: c’è da celebrare un record. Il più atteso, quello di Mark Cavendish: con il successo numero 35 sulle strade gialle, il velocista dell’Isola di Man a 39 anni diventa il più vincente di sempre nelle tappe. Una in più della leggenda Eddy Merckx, col quale condivideva questo primato da tre anni: questione di cifre, perché il primo a sapere che le vittorie non solo si contano ma si devono anche pesare è il campione inglese.

È destino che i grandi giri abbiano come plurivincitore un velocista: al Giro c’è Cipollini, con 42 tappe, adesso al Tour c’è Cavendish. Ci aveva provato un anno fa, dopo aver saltato l’edizione precedente per scelta del team (belga come Merckx, tra l’altro…): una banale caduta l’aveva rispedito subito a casa, cambiandogli i programmi, perché aveva già annunciato di smettere a fine stagione. Ci ha riprovato quest’anno e c’è riuscito, dopo un avvio più in salita di quanto non dicessero le cartine: fra problemi di stomaco e fatica, le prime tappe sono state una sfida al tempo massimo. Superata solo in nome di una missione: battere il record di tappe vinte.

"Non ci credo, è qualcosa di unico. L’Astana ha fatto una grande scommessa su di me, portarmi qui per vincere almeno una tappa. Abbiamo puntato su questa giornata, dopo aver sofferto tanto, ma 15 Tour mi hanno insegnato come funziona, sapevo che avrei avuto l’occasione giusta", racconta il Cav, nominato a sorpresa baronetto da sua maestà Carlo terzo due mesi fa. Non sarà più Cannonball, come lo chiamavano a inizio carriera quando esplodeva come una palla di cannone, ma a Saint Vulbas si mostra di nuovo nello splendore che gli ha consentito di vincere anche 17 tappe al Giro e tre alla Vuelta, oltre a un Mondiale e a una Sanremo: con mestiere aggancia e mantiene la ruota del favorito Philipsen, con occhio e forza sceglie la corsia giusta per non farsi più rimontare, dopo aver corso in prima fila gli ultimi trenta chilometri. Di tanti, è il modo più degno per firmare un record.

È il giorno di Cavendish, travolto dall’affetto della moglie, dei quattro figli e di tutti i colleghi: è una processione di baci e abbracci, come se anche l’intera comitiva gialla stesse aspettando questo momento. E’ anche il giorno degli spartitraffico, che sulle grandi strade di Francia restano un’insidia, perché ci sono le balle di paglia come protezione, ma non chi segnala il pericolo con la bandierina. A passare un brivido è proprio Pogacar: a 60 chilometri dal traguardo, quando il gruppo si apre all’improvviso davanti al cartello che indica la piattaforma in cemento, il signore in giallo deve ricorrere ad uno slalom stretto, modello Tomba sulla 3-Tre a Campiglio, per evitare di cadere, come invece accade ai cinque che lo seguono. E come accadrà più avanti a Laporte, che lo spartitraffico se lo ritrova dietro una curva. Di brividi ne passa uno anche l’ex iridato Pedersen, cadendo nello sprint finale: buon per lui che il francese Axel Zingle, a sua volta lanciatissimo, lo salti con la bici, un vero e proprio numero da circo.

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