Crono e salite, il Tour 'italiano' ha la faccia cattiva

Tante montagne e 59 chilometri contro il tempo: la corsa che per la prima volta parte dal nostro Paese ha un percorso duro

di ANGELO COSTA -
25 ottobre 2023
La delegazione degli amministratori italiani coinvolti dal Tour 2024

La delegazione degli amministratori italiani coinvolti dal Tour 2024

E’ un Tour decisamente duro quello che nel 2024 partirà per la prima volta dall’Italia, attraversando tre regioni (Toscana, Emilia Romagna e Piemonte) prima di rientrare in Francia con un tappone. “E’ un orgoglio avere sulle nostre strade il meglio del ciclismo internazionale”, dice alla ricca platea del Palazzo dei Congressi parigino il governatore emiliano Stefano Bonaccini, parlando a nome della delegazione tricolore. “Sarà una battaglia epica con i miei rivali”, preannuncia il vincitore delle ultime due edizioni, il danese Jonas Vingegaard, che il prossimo anno vedrà aumentare il numero dei nemici: al solito Pogacar si aggiungerà infatti il suo ex compagno Roglic, che non fa mistero di volersi prendere quel posto nell’albo d’oro sfuggitogli all’ultimo tre anni fa, mentre il debuttante Evenepoel scoprirà strada facendo se è da corsa o meno anche nel giro più importante al mondo.

Rispetto al Giro, che ha ammorbidito il percorso per ingolosire chi punta a far doppietta con il Tour, la corsa gialla mantiene toni forti. Tanta salita, dall’inizio alla fine, con sette tappe di montagna, quattro arrivi in quota, un dislivello che supera i 52mila metri (contro i quasi 43mila del prossimo tracciato rosa) e lunghi tratti oltre quota duemila. E tanta crono, quasi sessanta chilometri che lasceranno il segno. Se non addirittura decideranno il verdetto, con i 34 chilometri contro il tempo in programma l’ultimo giorno, come non accadeva da 35 anni, la celebre tappa in cui Lemond soffiò l’albo d’oro a Fignon per appena otto secondi. Molte le tappe oltre i duecento chilometri, mentre in assenza del pavé torna lo sterrato, ben 32 chilometri distribuiti in 14 tratti nella nona frazione a Troyes. In sintesi: più di altre volte, è un Tour per uomini forti.

Rispetto al passato, è anche un Tour che inizia e finisce dove non era mai stato: si parte il 29 giugno da Firenze, ricordando il centenario del primo successo italiano in Francia firmato Ottavio Bottecchia e i 110 anni della nascita di Gino Bartali, si chiude il 21 luglio a Nizza, per la prima volta lontano da Parigi, impegnata con i Giochi olimpici che scatteranno pochi giorni dopo. In mezzo un menu che non consente respiro, perché più di metà delle tappe presenta insidie e trappole. Come la prima, da Firenze a Rimini, scalando colli dell’Appennino come Forche, Carnaio, Barbotto e San Leo. Come la seconda, che dopo aver celebrato il ricordo di Pantani a Cesenatico sale due volte sul San Luca prima di chiudersi nel cuore di Bologna. O come la quarta, che da Pinerolo raggiunge Valloire dopo aver scalato il Monginevro e soprattutto il mitico Galibier, oltre 2600 di altitudine. Per restare alle tappe italiane.

Non diverso lo spartito in terra francese. Dopo la settima tappa, una crono di 25 chilometri con arrivo all’insù, da non sottovalutare l’undicesima, che si conclude in quota a Le Lioran e meno ancora la quattordicesima, con il Tourmalet in apertura, e la quindicesima, che scala quattro colli prima di arrampicarsi a Plateau De Belle, dove nel ’98 Pantani cominciò a costruire il suo trionfo giallo. Terza settimana tostissima, perché dopo l’arrivo a Nimes, una delle otto occasioni riservate ai velocisti, saranno soltanto Alpi: prima l’arrivo a Superdevoluy dopo aver digerito un paio di colli poi quello di Isola 2000 in coda a un viaggio che prevede il Vars e i 2800 metri della Bonette, infine la breve e intensa tappa che si arrampica sul col de la Couillole dopo aver affrontato tutti i colli alle spalle della Costa Azzurra, compreso il Turinì caro ai rallysti. Turinì che verrà affrontato anche il giorno dopo insieme al col d’Eze nella crono finale, dove di pianura se ne vedrà poca. In tutto fanno 3492 chilometri, a un passo dalla soglia prevista dai regolamenti per i grandi giri: in attesa di esser bello e spettacolare come gli è capitato negli ultimi anni, il Tour mostra già una faccia cattiva.

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