"Giro d'Italia 2024: un Tracciato per Corridori Completi"

di ANGELO COSTA
14 ottobre 2023

Sulla cartina, il prossimo Giro d’Italia è un po’ più dolce di quelli che l’hanno preceduto: cala l’altimetria, si accorciano le tappe. Che poi sia anche la corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo, come da arcinoto slogan, toccherà ai suoi interpreti stabilirlo. In teoria era decisamente più severa l’ultima edizione, poi nel maggio scorso i corridori hanno buttato all’aria le tappe più importanti, fra pedalate in comitiva e percorsi dimezzati. Consiglio per chi guarda il tracciato del 2024: siccome la corsa la fanno i corridori, come si dice in gergo (e come succede al Tour), prima di darle una patente meglio aspettare che la corsa la facciano davvero.

Scorrendo il menu del Giro che verrà, dal 4 al 26 maggio, tra il via di Torino e l’arrivo a Roma non manca niente: la solita bella dose di montagna (sei arrivi in salita, lo Stelvio e un dislivello totale che sfiora i 43 mila metri, quasi diecimila in meno di quest’anno), tappe per attaccanti e velocisti, gli sterrati toscani, i muri marchigiani, un paio di lunghe cronometro (fra Umbria e Garda, quasi 70 chilometri). Persino l’avvio è scoppiettante, con l’arrivo all’insù di Oropa il secondo giorno: per scaldare subito animi e interesse. Tracciato per corridori completi, si dirà, ma è così da sempre: in un grande giro devi andar forte dappertutto. Se poi riesci a farlo contro il tempo, è un bel passo avanti: verso l’albo d’oro.

Di quell’albo d’oro, gli ultimi sei non si sono poi ripresentati a difendere il titolo: ultimo della serie Primoz Roglic, che dopo il cambio di team punterà deciso su un’altra corsa che il prossimo anno parte in Italia, il Tour.

Farà lo stesso il suo ex sodale Vingegaard, che in giallo a Parigi c’è arrivato le ultime due volte, così come Evenepoel, che invece in Francia non ha mai messo il naso. Dei tenori da classifica resta Tadej Pogacar, al quale questo tracciato sembra fare l’occhiolino: meno cattivo, con tanta crono, potrebbe stuzzicare allo sloveno la voglia di tentare la doppietta Giro-Tour, che in questo secolo è ancora inedita.

Sarebbe anche la sua prima volta sulle strade rosa e non è un particolare da poco: vincere le corse che mancano alla sua prestigiosa collezione è uno degli stimoli maggiori per il fenomenale bimbo.

Svanisse la suggestione Pogacar, il Giro tornerebbe ad essere una recita in cerca di attori: per riempire il cartellone bisognerebbe accontentarsi di nomi come i gemelli Yates, il russo Vlasov, l’australiano Hindley e il portoghese Almeida. Tutti corridori di valore, non campioni. Delle altre grandi firme, potrebbero esserci il nostro Pippo Ganna, apparso in platea per la presentazione a Trento insieme a Roglic, e lo straordinario belga Van Aert, anche lui al debutto sulle nostre strade: buoni entrambi per regalare imprese, non per sognare in rosa. Anche con loro resterebbe il vuoto di una stella per la classifica, il grande favorito che impreziosisce l’evento: non arrivasse, il Giro più dolce avrebbe un pizzico di amarezza.

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