Hinault e il Tour ’italiano’. "Sarà una grande festa, mi manca tanto Pantani"

Il campione francese e l’edizione 2024 della corsa in giallo che partirà da Firenze. "Quanti appassionati, peccato che i professionisti vadano in squadre straniere".

di MANUEL SPADAZZI -
16 settembre 2023
Bernard Hinault presenta il Tour de France 2024

Bernard Hinault presenta il Tour de France 2024

Segnatevi la data: 29 giugno 2024. Sarà il giorno in cui il Tour de France, per la prima volta nella sua storia, partirà dall’Italia. E "partirà alla grande. Perché già la prima tappa, da Firenze a Rimini (205 km e 3.800 metri di dislivello, ndr), potrà fare da subito la differenza nella corsa". Parola di uno dei miti del ciclismo, quel Bernard Hinault capace di vincere 5 Tour de France, 2 Giri d’Italia, 2 Vuelta di Spagna ma anche un Mondiale, una Parigi-Roubaix e tante altre corse. Hinault ieri era a Misano (dov’è iniziato l’Italian bike festival) per il lancio del Tour de France in Italia. Oggi ’testerà’ in bici un tratto (tra Rimini e San Marino) della tappa del 2024, mentre domani farà visita alla madre di Marco Pantani. "L’avevo già incontrata nel 2017. E sarà un piacere rivederla e visitare il Museo Pantani a Cesenatico".

Che ricordo ha di Pantani?

"È stato un grande campione. Quelli come lui mancano al ciclismo".

Dopo il ’Pirata’ e Vincenzo Nibali, nessun italiano è più riuscito a vincere il Tour. Il 2024 sarà la volta buona?

"Non credo che la vittoria potrà andare a un italiano, e nemmeno, purtroppo, a un francese. Filippo Ganna certo potrebbe vincere qualche tappa, andare magari in maglia gialla".

Il ciclismo italiano è in crisi?

"No, ma purtroppo non ci sono più grandi squadre italiane, i ciclisti più forti corrono per i team stranieri. Va molto meglio tra le donne: le italiane sono forti".

E quando rivedremo uno forte come Bernard Hinault...

"Dovrà passare ancora un po’ di tempo, prima di vedere un nuovo Hinault".

Come giudica le tappe ’italiane’ del Tour 2024?

"Mi sarei divertito. Saranno tappe dure, con tante salite importanti e tecnicamente molto interessanti. Penso sarà un grande spettacolo. I corridori dovranno farsi trovare pronti fin dalle prime frazioni".

Questa sarà la prima volta della Grande Boucle in Italia: che valore ha per il Tour? E per il ciclismo italiano?

"Era da molti anni che l’Italia desiderava ospitare la grande partenza del Tour, e se lo merita veramente. Anche noi francesi siamo molto contenti che finalmente la corsa parta dall’Italia. E sono certo che l’edizione 2024 in terra italiana sarà all’altezza delle grands dèparts del Tour dalla Danimarca e dai Paesi baschi".

L’Emilia Romagna sarà protagonista assoluta: dopo la prima tappa Firenze-Rimini si correrà da Cesenatico a Bologna, la terza partirà da Piacenza e arriverà a Torino. Questa è una terra vocata al ciclismo?

"Assolutamente sì. Quando sono venuto nel 2017 mi sono stupito. Ho visto tanti appassionati pedalare sulle strade dell’Emilia Romagna. Qui c’è tanta passione e ci sono anche buoni percorsi, dove poter alternare la pianura a salite belle e impegnative".

Il movimento del ciclismo sta crescendo, in Italia e nel mondo. Ma l’ombra del doping tra i corridori resiste.

"Rispondo con una semplice domanda: perché non si parla mai di doping negli altri sport?".

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