Pogacar e Vingegaard ai fuochi d’artificio

Tour de France, oggi arrivano il Tourmalet e i Pirenei: lo sloveno comanda, ma il danese è cresciuto. Roglic si ritira dopo la caduta

di ANGELO COSTA -
13 luglio 2024
Pogacar e Vingegaard ai fuochi d’artificio

Pogacar e Vingegaard ai fuochi d’artificio

C’è fretta di arrivare ai Pirenei. Altra tappa a ritmo folle, la più veloce di questo Tour (quasi 49 di media), con scatti, ventagli, rincorse: un modo tranquillo di prepararsi al primo weekend in montagna che si preannuncia di fuoco, per la voglia dei big di suonarsele ancora e pure per le temperature previste, modello benvenuti all’inferno.

Dal carrozzone che oggi proverà a capirne di più in questo giallo scendono intanto due protagonisti illustri. Il principale è Primoz Roglic, che si era presentato al via con l’idea di finire nell’albo d’oro e ancora la coltivava: le botte riportate nella caduta di giovedì, quando nel finale è stato letteralmente abbattuto da Lutsenko scivolato su un cordolo, non consentono allo sloveno di continuare. "Primoz è stato sottoposto ad accurati esami dopo la tappa e stamattina: è stata presa la decisione di non partire per concentrarsi sui prossimi obiettivi", il laconico comunicato della Red Bull Bora, dopo la scelta concordata con l’atleta. Per Roglic, prossimo ai 35 anni, è il terzo ritiro in Francia dal 2020: età e soprattutto forza della concorrenza fanno pensare che questo treno difficilmente per lui passerà ancora.

Dell’altro illustre ritirato si perdono le tracce a corsa appena avviata: il ritmo forsennato costringe alla resa una delle guardie scelte di Pogacar, il ventenne spagnolo Juan Ayuso, sofferente di covid. Non sarebbe l’unico colpito in gruppo, e qualche corridore se ne è già giustamente lamentato: di fronte al virus, ci sono team che prediligono la salute dell’atleta, oltre a quella generale, e altri che fanno finta di nulla, sperando che passi tutto in fretta.

Con una top ten rimodellata dai ritiri, che eleva Ciccone al provvisorio ottavo posto, il Tour si avvia all’esame dei Pirenei (oggi tre colli severi col Tourmalet). Noto lo spartito: il duello è fra Vingegaard e Pogacar, come da quattro anni in qua, con Evenepoel che spera di confermarsi terzo incomodo. In due settimane lo sloveno in giallo ha provato a rendere la vita dura al suo tradizionale rivale, riuscendoci in parte: classifica alla mano, ha guadagnato meno di quanto si aspettasse. Correndo sempre e comunque con la baionetta, Pogacar ha finito per fare il gioco di Vingegaard, che invece ha pensato soltanto a difendersi: lo ha fatto talmente bene che sul Massiccio Centrale non solo si è mostrato in tutto il suo splendore in salita, ma ha persino battuto il rivale allo sprint. Adesso i ruoli si ribaltano, perché l’ex pescatore, fin qui sofferente soprattutto in discesa, ha l’occasione di ribaltare la corsa, sul suo terreno preferito: la montagna, dove fino a prova contraria anche dopo il grave incidente di aprile ha una marcia in più.

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