Pogacar, meritate vacanze romane. In Giro c’è una stella da 10 e lode. Italia, una pagella a cinque cerchi

D’accordo Pogacar, altro pianeta. Ma per settimane il Giro con meno altimetria e tappe più corte è stato anche altro....

di ANGELO COSTA -
27 maggio 2024
In Giro c’è una stella da 10 e lode. Italia, una pagella a cinque cerchi

In Giro c’è una stella da 10 e lode. Italia, una pagella a cinque cerchi

D’accordo Pogacar, altro pianeta. Ma per settimane il Giro con meno altimetria e tappe più corte è stato anche altro. Ecco il pagellone finale.

POGACAR 10

Non ci sarebbe voto per uno che con una gamba sola conquista sei tappe e la corsa intera, senza correre al risparmio e concedendosi sempre. Fenomeno vero, si fa voler bene dentro e fuori la corsa: anche la borraccia regalata al bimbo sul Grappa resterà nella storia.

FACCE NUOVE 9

Se ne vedono tante, tutte giovani. Straniere come Steinhauser, Sanchez, Valentin Paret Peintre e il velocista Kooij. E italiane come Tiberi, quinto in classifica al debutto, e il bimbo Piganzoli. Oltre al ventenne Pellizzari, atteso da un futuro all’estero: visto com’è finita con altri talenti, consumati in lavori di manovalanza, tocchiamo ferro.

MARTINEZ E THOMAS 8

Capiscono in fretta che con Pogacar non ce n’è e giocano per il podio. Soddisfatti entrambi: il colombiano perché in un grande giro non c’era mai salito, il britannico perché a 38 anni non poteva sperare di meglio.

L’ITALIA CHE VINCE 7

Di cinque successi azzurri, quattro portano la firma degli olimpionici del quartetto: tre sono di Milan, che aggiunge quattro secondi posti pieni di rimpianti, l’altro è di Pippo Ganna, che torna al successo in una crono rosa dopo tre anni. Il quinto sigillo è di Vendrame: per come è messo il nostro ciclismo, poteva andar peggio.

ALAPHILIPPE 6

La gamba non sarà più quella di un tempo, ma lo spirito di D’Artagnan è tutt’altro che sopito. Ci prova in più di una tappa, vincendone una dopo una folle azione da lontano con Maestri, altro specialista di assalti dalla lunga distanza, onorando il suo primo Giro come solo i campioni sanno fare.

METEO 5

Più acqua che sole, neve in montagna: maggio non sarà una garanzia di buon clima, ma da un paio d’anni col Giro un po’ esagera.

BIG AL TRAMONTO 4

Dato tra i favoriti almeno per il podio, Bardet si eclissa subito: chiude nei dieci, senza però lasciare un segno. Fa persino meglio Quintana, che esce dai radar subito, ricomparendo solo a Livigno dopo essersi mosso con ore d’anticipo sugli altri.

SQUADRE FANTASMA 3

Le tre invitate (le italiane Vf Group Bardiani Csf Faizanè e Polti Kometa, la svizzera Tudor) fanno di tutto per farsi notare, di alcuni team di World Tour (le francesi Arkea e Groupama, la Israel e la Intermarchè) non c’è traccia, a parte i bus alla partenza.

SINDACATO CICLISTI 2

Dacci ogni anno la nostra figuraccia al Giro. Dopo Morbegno e Crans Montana, a Livigno l’ultima farsa: i ciclisti che voltano le spalle ai loro rappresentanti. Alla prossima.

ALAN RIOU 1

Ultimo in classifica a oltre 6 ore da Pogacar: alla media delle tappe di pianura, è indietro di due giorni. E’ in buona compagnia: anche il secondo in classifica ha un distacco record, dieci minuti, più di quanto il primo dei battuti incassò da Adorni quasi sessant’anni fa.

PROCESSO RAI 0

Dal primo giorno critica Pogacar: spende troppo, non rispetta i rivali, così si fa dei nemici. Quando il trionfo è evidente, invita a non accostare lo sloveno a Merckx. Come avere un prodigio sotto gli occhi e non accorgersene.

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