Pogacar sempre più mito. Pazza fuga di 100 chilometri. Campionissimo del mondo

Tadej marziano: trionfo iridato dopo Giro e Tour. Evenepoel si arrende

di ANGELO COSTA
30 settembre 2024
Ben O’Connor, Tadej Pogacar e Mathieu Van der Poel sul podio iridato a Zurigo

Ben O’Connor, Tadej Pogacar e Mathieu Van der Poel sul podio iridato a Zurigo

Se Tadej Pogacar fosse un film, sarebbe di fantascienza: anche il suo trionfo al Mondiale di Zurigo è ai confini della realtà. Va all’attacco a cento chilometri dalla fine, resta da solo negli ultimi cinquanta, dopo aver sbriciolato tutti: di fenomeni come lui che dalla cronaca si consegnano direttamente alla leggenda se ne sono visti pochi. Volendo Coppi e Merckx, altri due che, guarda caso, il titolo iridato lo hanno vinto sulle strade svizzere.

Insaziabile come ogni cannibale che si rispetti, dopo la doppietta Giro-Tour inedita in questo millennio Pogacar voleva la maglia arcobaleno: con lui, volere è sempre potere. Ovviamente non si accontenta del semplice successo, costruito con forza e invidiabile lucidità, ma scrive l’ennesima pagina di storia: seminando i rivali, quest’anno già aveva vinto la Liegi con 35 chilometri di fuga e la Strade Bianche con 81, qui in solitudine ne stampa 51 e mezzo, facendo aggiornare gli archivi, perché imprese del genere risalgono all’antichità. "Non so cosa mi sia passato per la mente, ma non mi piaceva come si stava mettendo la corsa: qualcosa dovevo fare, per fortuna ho fatto la cosa giusta", la spiegazione dell’ultima meraviglia di questo marziano piovuto sul ciclismo.

Di pagine di storia Pogacar, a 26 anni appena fatti, ne scrive anche un’altra: mai la Slovenia aveva conquistato la maglia iridata. Non una sorpresa, semmai il completamento di un capolavoro: in questa stagione, il piccolo Paese balcanico ha sparecchiato la tavola, prendendosi tutte le grandi corse a tappe (Giro e Tour con Pogacar, la Vuelta con Roglic) e ora l’iride. Che uno stato di appena due milioni di abitanti detti legge in bici è una meraviglia, non un miracolo: altre nazioni ben più popolose dove il ciclismo e non solo quello stanno morendo farebbero bene a studiarne il modello.

Davanti all’ennesimo capolavoro di Pogacar, finisce in castigo il suo rivale designato, Evenepoel: il belga doveva controllare un uomo solo, invece quando lo sloveno decolla con abbondante anticipo, pensando che su un percorso così sarebbe stato difficile organizzare l’inseguimento, il re dei Giochi se lo lascia sfuggire sotto al naso, come se non sapesse con chi ha a che fare. Quanto all’Italia, evapora di colpo dopo duecento chilometri, dopo aver messo con Cattaneo il naso nella fuga poi divorata da Pogacar. Ma se sbagliano i fuoriclasse veri come Evenepoel, di processi agli azzurri non è il caso di farne.

Ordine d’arrivo: 1) Tadej Pogacar (Slo) km 274 in 6h 27’30’’ (media 42,410), 2) O’ Connor (Aus) a 34’’, 3) Van der Poel (Ola) a 58’’, 4) Skujins (Let) st, 5) Evenepoel (Bel) st, 25) Ciccone a 6’36’’.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su