Rubio vince senza la Cima Coppi

Salta il Gran San Bernardo per timore del maltempo e i big non si scatenano. Lutto per la morte di Gravalos

di ANGELO COSTA -
20 maggio 2023

di Angelo Costa

Giro sfregiato: purtroppo, sta diventando un classico. Dopo averci provato a Scandiano, ai piedi dell’Appennino, il gruppo si ripete sulle Alpi, facendo centro: il primo tappone vero viene ridotto a semitappa. Vien quasi il sospetto che ci sia allergia alle salite, più che alla pioggia: sul primo arrivo in quota a Campo Imperatore un mezzo sciopero, sul primo montagnone in Svizzera un mezzo percorso. Fin qui una corsa a metà, insomma.

E’ proprio vero che il bagnato favorisce le cadute: in questo caso, di stile. Sarebbe un giorno importante per il Giro e invece viene trasformato in farsa: partenza simulata per accontentare chi ha pagato per averla, poi il viaggetto in bus per avvicinarsi all’arrivo e non prender freddo. E’ il risultato di un negoziato avviato la sera prima, con l’obiettivo di tagliare una discesa: i ciclisti puntavano su quella più infida della Croix de Coeur, gli organizzatori hanno messo sul piatto quella del Gran San Bernardo. Da questo triste compromesso il Giro è ripartito, pazienza se per una normale giornata di maltempo come tante in questa edizione ci si sia aggrappati ai protocolli studiati per situazioni ben più estreme, come neve, gelo e vento forte, totalmente assenti sulla via di Crans Montana. Giusto appellarsi alle norme salvagente, ma strada facendo, non prima di partire.

Nel Giro del covid e delle cadute, mancava solo questo pasticcio. Del quale hanno colpa tutti: gli organizzatori, ricaduti nell’errore di assecondare i capricci dei corridori come tre anni fa a Morbegno, i corridori e chi li rappresenta (Salvato, che guida il sindacato italiano, alla fine si è scusato in tv coi tifosi), non tutti compatti in questa rivolta autolesionista. Dice Moscon: ‘Io avrei corso la tappa intera. E’ vero che c’è cattivo tempo, ma chi non ce la fa può sempre fermarsi. Di fare i ciclisti non ce l’ha ordinato il medico, se non piace si può cambiar lavoro’. Impeccabile.

Meno impeccabile, nella semitappa asciutta in territorio svizzero, la corsa di Thibaut Pinot, veterano francese prossimo all’addio: più esperto e veloce dei due che lo accompagnano sull’ultima salita, spreca le sue energie intestardendosi a staccare Cepeda, che gentilmente ricambia coi dispetti. Così a godere come da proverbio è il terzo della compagnia, Einer Rubio, colombiano di 25 anni svezzato sulle nostre strade. Calma piatta alle spalle della fuga, col timido guizzo di Caruso a chiudere una giornata che poteva esser a dir poco migliore: anche per onorare degnamente la memoria di Arturo Gravalos, spagnolo della Eolo che a venticinque anni ha perso la sua battaglia col tumore.

Ordine d’arrivo 13ª tappa Le Chable-Crans Montana: 1) Einer Rubio (Col, Movistar) km 75 in 2h 16’ 21’’ (media 32,827), 2) Pinot (Fra) a 6’’, 3) Cepeda (Ecu) a 12’’, 4) Gee (Can) a 1’01’’, 5) V. Paret Peintre (Fra) a 1’29’’, 9) Thomas (Gbr) a 1’35’’, 10) Roglic (Slo) st.

Classifica: 1) Thomas (Gbr, Ineos) in 51h 20’ 01’’, 2) Roglic (Slo) a 2’’, 3) Almeida (Por) a 22’’, 4) Leknessund (Nor) a 42’’, 5) Caruso a 1’28’’, 6) Kamna (Ger) a 1’52’’.

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