Ullrich vuota il sacco sul doping nel ciclismo: “Gli sponsor sapevano tutto”

L’ex campione tedesco e grande rivale di Armstrong ha parlato alla tv Wdr dell’uso delle sostanze proibite tra la seconda metà degli novanta e gli inizi degli anni duemila

di MANUEL MINGUZZI -
12 settembre 2024
Jan Ullrich

Jan Ullrich

Roma, 12 settembre 2024 – Doping diffuso nel mondo del ciclismo, per vincere e far contenti gli sponsor: tutti sapevano. Tra la seconda metà degli novanta e gli inizi degli anni duemila è scoppiata la bolla nel mondo della bicicletta, con la caduta più fragorosa che ha coinvolto il nome di Lance Armstrong, vincitore di sette Tour de France poi revocati. Il campione statunitense ha confessato pubblicamente l’utilizzo di sostanze vietate, aprendo uno squarcio definitivo su un’epoca malata, falsata da ciò che si faceva lontano da occhi indiscreti, nelle camere di hotel o negli ambulatori. Insomma, tutti prendevano determinate sostanze e tutti tacevano, fino a che è stato possibile farlo. E anche gli sponsor sapevano. O almeno questo sostiene Jan Ullrich, grande rivale di Armstrong in quegli anni.

Ullrich: “Il doping era diffuso, gli sponsor sapevano”

Anche Ullrich è caduto nella rete, ma fino al 2006 si è saputo poco su di lui. Vinse il Tour nel 1997, poi venne sconfitto prima da Pantani e poi ripetutamente da Armstrong, fino appunto al 2006, quando il ritiro dello statunitense gli avrebbe aperto la porta al successo quasi dieci anni dopo, ma l’innesco della famosa Operacion Puerto coinvolse anche Ullrich, con conseguente esclusione dal Tour e licenziamento da parte della sua squadra. Inizialmente Jan si è sempre detto innocente ma le analisi del sangue confermarono il coinvolgimento. Dovette vuotare il sacco e, a distanza di quasi vent’anni, è tornato sull’argomento: “A quei tempi il doping era diffuso e pensavo di non fare niente di diverso dagli altri corridori – le sue parole alla tv tedesca Wdr – C’era un grosso problema nel ciclismo e se lo avessi ammesso subito gli altri non avrebbero capito. Quello sport era la mia famiglia e non ho voluto tradire nessuno. Sono rimasto in silenzio”. Quando Armstrong ha ammesso le sue malefatte, anche Ullrich ha preso coraggio e ha confessato: “Quando è venuta alla luce la sua storia ho potuto ammettere il doping e si è visto che non era un problema di pochi corridori, era qualcosa di sistemico e sistematico”, ancora Ullrich. Ciò che più preoccupa a distanza di tanti anni è che anche gli sponsor fossero a conoscenza del problema, accettandolo. Di fatto, il ciclismo era molto popolare e vincere aiutava anche gli sponsor. Il pensiero di Jan: “Non ho subito cause legali una volta confessato, gli sponsor sapevano perfettamente ciò che accadeva e mi pagavano bene. Diciamo che c’era una sorta di accordo per non parlare del doping finché vincevo”.

E quello che è successo in quegli anni Ullrich lo ha pagato a caro prezzo dopo, quando la depressione ha fatto capolino e con essa gli alcolici. Il racconto del tedesco: “Il mio partner era diventato il whisky, ma in una clinica di disintossicazione ho capito che dovevo stare lontano da alcol e droghe. Dopo tante sofferenze ho capito che dovevo cambiare qualcosa”.

Oggi il ciclismo appare più pulito, anche se qualche prestazione sopra le righe fa nascere ancora dei sospetti, ma dall’altro lato c’è la cultura della salute, quella che porta gli atleti a stare lontani da determinate sostanze, quelle che in futuro possono portare a brutte malattie. Una volta, su questo tema, c’erano meno conoscenza e consapevolezza, ma decisamente più incoscienza.

 

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