Van der Poel cannibale. Longo Borghini show

Giro delle Fiandre, tris davanti al nostro Mozzato. Elisa più forte di una foratura

di ANGELO COSTA -
2 aprile 2024
Van der Poel cannibale. Longo Borghini show

Van der Poel cannibale. Longo Borghini show

C’è profumo d’Italia, e neppure poco, nella Pasqua del fenomenale Mathieu Van der Poel, che al giro delle Fiandre centra uno storico tris con la media più veloce di sempre (44,481), ribadendo di essere il più forte in circolazione nelle classiche a braccetto col suo amicone Pogacar.

L’impresa dell’olandese, sesto di sempre a vincere con l’iride addosso, non toglie spazio al ciclismo azzurro, vera sorpresa nell’uovo: gioia per il secondo posto del veneto Luca Mozzato, tanto trascurato quanto adatto alle corse del Nord, con Bettiol nono dopo aver visto sfumare il podio a pochi metri dal traguardo, felicità per Elisa Longo Borghini, che concede il bis sulle pietre fiamminghe dove anche Persico e Paternoster, settima e nona, chiudono nelle dieci migliori.

Che Van der Poel fosse strafavorito si sapeva: il campione del mondo lo dimostra pure con un numero dei suoi, seminando tutti a 44 chilometri dall’arrivo, su un muro fangoso dove gli altri devono scendere dalla bici e lui no. "E’ il Fiandre più duro mai corso (in sei partecipazioni, tre centri, due secondi posti e un quarto, ndr), nel finale ero vuoto, ho chiuso gli occhi e ho pensato solo ad arrivare. Vincere con la maglia iridata è un sogno che si avvera", le parole di Vdp, che domenica andrà a caccia del bis alla Roubaix.

Non si pensava, invece, che alle sue spalle ci sarebbe stata tanta Italia: prima Bettiol, a caccia del podio con Teuns negli ultimi trenta chilometri, infine Mozzato, che a 26 anni fa suo lo sprint dei terrestri. "Sono andato oltre ogni aspettativa: sarei stato contento di finire nei primi venti, per la top ten avrei firmato", racconta il veneto, bravo a correre nell’ombra fino alla fase decisiva.

Segnali dagli uomini, conferme dalle donne. Su tutte quella della trentaduenne Elisa Longo Borghini, che in maglia tricolore si ripete dopo nove anni in una corsa dura e incattivita dal maltempo: batte le due rimaste con lei (Niewadoma e la compagna Van Anrooij) e pure la cattiva sorte (una foratura e una caduta). "Se sono l’atleta che sono è perché ho iniziato presto a frequentare queste strade", dice la Regina d’Italia, premiata insieme a Van der Poel come da protocollo del Fiandre, prima corsa a equiparare i premi di uomini e donne, come del resto fa la Lidl Trek, team dell’azzurra. Elisa in bacheca ha pure una Strade Bianche, due bronzi olimpici e la Roubaix, ma quest’anno la salterà: punterà a Amstel, Freccia e Liegi, classiche che non ha ancora vinto.

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