Alonso, Lewis e Vettel: i veterani della Formula 1, se la classe non ha età

Lo spagnolo a 42 anni e ha appena prolungato l’accordo con la Aston Martin, Hamilton cerca la seconda giovinezza su una Ferrari. E Seb piace alla Mercedes

di LEO TURRINI -
12 aprile 2024
Sebastian Vettel, Fernando Alonso e Lewis Hamilton

Sebastian Vettel, Fernando Alonso e Lewis Hamilton

Bologna, 13 aprile 2024 – Vecchio è bello. D’accordo, viviamo in tempi di inverno demografico e soprattutto nella nostra civiltà occidentale sempre più spesso la vita comincia a quarant’anni e a sessanta si è ancora giovani. Ma insomma…

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Vecchio è bello. Anche a trecento all’ora. Quarantatré primavere tra poco, Fernando Alonso ha appena annunciato di aver prolungato (a tempo indeterminato) il contratto che lo lega alla Aston Martin, la macchina di James Bond. Ed è vero che l’Agente 007 è immortale, ma nel suo caso parliamo di un eroe del cinema e della letteratura. Invece Alonso è un driver in carne e ossa: ha debuttato nei Gran Premi nel remoto 2001, quando ancora a New York c’erano le Torri Gemelle. E ha vinto la prima corsa nel 2003, quando Totti ancora non aveva sposato Ilary. E si è laureato campione del mondo nel 2005, quando Max Verstappen stava sui banchi della seconda elementare…

E così arriviamo al punto. Per un tempo non breve, la Formula Uno è stata la vetrina di una ostentata svolta “giovanilista”. L’olandese esordì che era ancora minorenne. I Leclerc e i Norris si sono impadroniti della giungla d’asfalto quando manco avevano bisogno di farsi la barba. Era trionfalmente andata al potere l’idea che, sul rischioso fronte della velocità, l’esperienza fosse non virtù ma fardello, non valore ma zavorra. Una generazione cresciuta a Nutella e PlayStation era venuta a cancellare l’epopea dei Fangio e dei Mansell, iridati in F1 oltre la soglia degli Anta.

Adesso, contrordine compagni. A gennaio 2025 un certo Lewis Hamilton metterà piede a Maranello, dopo aver soffiato sulle quaranta candeline. Paradossalmente, ma nemmeno poi tanto, la Ferrari affiderà a un veterano l’eterno desiderio di porre fine ad un digiuno di trionfi mondiali malinconicamente iniziato a fine 2008. E per mano di chi? Appunto di un certo Lewis Hamilton, che all’epoca era un emergente, arrembante talento sull’orlo della consacrazione (comunque, meglio non far notare il dettaglio di cronaca a Charles Leclerc, potrebbe restarci male, ehm ehm).

Chissà se queste storie contengono una morale o se invece sono semplici coincidenze, banali sovrapposizioni di elementi anagrafici su note biografiche. Chissà se la riscoperta improvvisa della maturità come valore aggiunto e non come indizio di senilità vale come parafrasi corretta di un detto attribuito a Napoleone.

Bonaparte a un generale bravo dichiarava di preferirne uno fortunato e qui sta tornando buono il pilota che fa buon brodo, vecchio come il cucco. E infatti sotto sotto a chi sta pensando la Mercedes per colmare il vuoto lasciato da Lewis? Ma a Seb Vettel, un altro che mica è nato ieri.

Un indizio è un indizio. Due indizi sono indizi. Ma tre indizi fanno una prova.

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