La storia da collezionare. Così il vecchio asfalto diventa oggetto di culto
Durante i lavori in autodromo alcuni pezzi di pista del Tempio della Velocità sono stati salvati e trasformati in cimeli in edizione rigorosamente limitata .
La storia da collezionare. Pezzi di asfalto su cui hanno corso gli ’eroi’ della Formula 1 che diventano cimeli da custodire con religiosa cura. ’Mattonelle’ del Tempio della Velocità trasformate in oggetti di culto. Salvate dal macero durante i lavori di riasfaltatura dell’autodromo. Così è nata la Asphalt Collection, pezzi unici nati dalla creatività di Giancarlo Medici che, con la sua Mongrip, ha un brevetto internazionale per la trasformazione degli penumatici in accessori moda e per la casa. Ora anche per far diventare un ’banale’ quadrotto di asfalto in qualcosa di speciale. Innanzitutto perché Monza è un luogo di culto per gli appassionati dei motori e della Formula 1. "Non stiamo parlando di un “riciclato” comune, ma di qualcosa che è carico di emozioni", assicura il 56enne imprenditore di Ponte Nossa, in Valle Seriana. E così sono nate due edizioni limitate, acquistabili fino a domani esclusivamente in circuito e da lunedì anche online sul sito dell’autodromo e di Mongrip. Il cofanetto Pole Position è un parallelepipedo di asfalto ritagliato dal rettangolo della griglia della pole position, ed è realizzato in soli 1.922 esemplari. Come l’anno di nascita dell’autodromo. Il secondo cofanetto, invece, custodisce un pezzo di pista recuperato nei vari punti lungo i 5.793 metri del circuito. E proprio 5.793 saranno i pezzi disponibili.
"Ma prima della fine dell’anno arriveranno altre novità – promette Medici –. Abbiamo recuperato anche dei vecchi cordoli, in numero limitatissimo. Anche quelli diventeranno oggetti da collezione. Dopo i cordoli, altre sorprese. Una su tutte, un “matrimonio” tra l’asfalto e la gomma: ma questa non posso ancora svelarla". Medici sottolinea con orgoglio "l’italianità di questo progetto". Lui che ha da sempre avuto la passione per i motori, fin da bambino "cresciuto in una famiglia povera nella Bergamasca, che aspettava la Santa Lucia per ricevere la pista con cui giocare sognando i propri idoli che la domenica vedevo in televisione al Gran premio". Poi "la mia esperienza nel campo industriale mi ha portato a cercare il modo di trasformare un oggetto senz’anima in un ’ricordo’ leggendario.
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