Il medico dei soccorsi: "Senna respirava, poi il volo in elicottero. Ma la tac era devastante"

Il ricordo di Giovanni Gordini , direttore dell’Emergenza dell’Ausl di Bologna. "Dal Tamburello non c’era possibilità di ritorno per lui: tentammo tutto". All’ospedale si presentò Berger: "Sapeva che avrebbe visto l’amico morire"

di VALERIO BARONCINI -
29 aprile 2024
Ayrton Senna e, nella foto piccola, Giovanni Gordini dell’Ausl di Bologna, il medico che lo soccorse

Ayrton Senna e, nella foto piccola, Giovanni Gordini dell’Ausl di Bologna, il medico che lo soccorse

Imola, 30 aprile 2024 – “Senna Tamburello. Due parole nel sistema radio". 1 maggio 1994, ore 14.17, autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola: la dimensione del tempo, per Giovanni Gordini – all’epoca medico del 118 responsabile del soccorso, ora direttore del dipartimento di emergenza dell’Ausl di Bologna – si comprime in un infinito fatto di asfalto, sangue, rumore di pale d’elicottero. Due parole nel sistema radio: il tempo s’allunga fino a oggi, 30 anni dopo la morte di Ayrton Senna.

Dottor Gordini, lei è il medico che insieme con altri soccorse Senna e cercò di salvarlo. Cosa ricorda?

"Io seguivo il coordinamento complessivo, il servizio in pista era in capo ai responsabili dell’autodromo. Un sistema di monitor seguiva la gara. Mauro Sacchetti, storico coordinatore del 118 che purtroppo non c’è più, vide l’incidente. E disse quelle due parole".

Poi cosa accadde?

"C’era già stato un incidente, io ero andato quindi vicino alle tribune: dopo la prima partenza, c’era stato uno stop, poi la seconda partenza. Avevo un vespino e, muovendomi fuori dal circuito, riuscii a entrare dalle reti poco più avanti al Tamburello".

Fu lì che vide Ayrton. Nell’abitacolo?.

"I colleghi stavano già iniziando il trattamento. C’era Sid Watkins, capo medico della Fia: si sentiva Senna che respirava da solo".

Era vivo?

"Era vivo e ancora non erano state completate le procedure per stabilizzarlo. Siccome avevamo un elicottero in giro, concordammo con Watkins di farlo atterrare lì vicino".

Uno scenario inedito.

"E’ stato il primo e ultimo Gran premio in cui l’elicottero è intervenuto per un incidente e ha portato il paziente direttamente all’ospedale di riferimento: in tutti gli altri casi, i pazienti venivano portati all’ospedale del circuito".

Quindi salì in elicottero.

"Io, altri colleghi e Senna. Intervenimmo con una mini tracheotomia mentre lo mettevamo sull’elicottero, poi Ayrton fu portato all’ospedale Maggiore di Bologna".

Un intervento di soccorso che il mondo seguì in diretta, con il fiato sospeso.

"Fu simbolico, emblematico del fatto che il 118 e il sistema traumi regionale potesse dare risposta a chiunque avesse un incidente: che fosse Senna, il pilota più famoso del mondo, all’autodromo di Imola; o che fosse Senna, uno ‘sconosciuto’ sulla via Emilia che andava al ristorante. Quel soccorso fece capire che la professionalità e la tempestività, la dedizione e il trattamento erano gli stessi per tutti".

E il volo?

"L’intervento fu compresso nei tempi: il paziente era gravissimo. Intanto all’ospedale tutti erano informati e la primaria Maria Teresa Fiandri stava coordinando".

La situazione era irrecuperabile.

"La tac era devastante. Devastante".

Cioè?

"Si vide subito tutto quello di drammatico che c’era, compreso il danno fatto dal braccetto della sospensione, la frattura della base cranica, dove il cranio si articola con il collo. Da li scaturirono emorragie. Devastante".

Poi il passaggio in Rianimazione.

"Tentammo il tutto per tutto. Ma dopo poco si vide che l’encefalogramma era piatto. Era la documentazione della morte cerebrale: fu inoppugnabile. Purtroppo. Poverone, Ayrton".

All’undicesimo piano del Maggiore arrivò Gerhard Berger, altro pilota di Formula 1.

"Che qualche tempo prima era stato nostro paziente. C’era un silenzio asettico, come accade nelle terapie intensive. Berger chiese di vedere Ayrton. Sapeva cosa avrebbe visto. Vide un amico morire".

E lei, dottor Gordini, al Tamburello, è mai tornato?

"Ho seguito altri soccorsi a Imola. Ma al Tamburello mai".

Cosa resta, di quella ‘foto’ di 30 anni fa?

"Fu uno dei primi incidenti così gravi passato in diretta. In qualche modo fu didattico, riuscì a spiegare in una situazione così drammatica come si lavora nei soccorsi. Non c’era niente di straordinario. Solo il lavoro dei professionisti, l’abc delle manovre semplici da mettere in atto in sequenza. Stabilizzammo le funzioni vitali al minimo. Ma dal Tamburello non c’era possibilità di ritorno per Ayrton".

Tre ministri alla cerimonia

Mostre, spettacoli teatrali e Autodromo aperto al pubblico tutto il giorno. Così Imola ricorderà domani Ayrton Senna a 30 anni dalla scomparsa. Alle 14.17 commemorazione alla curva del Tamburello alla presenza dei ministri degli Esteri di Italia e Brasile (ma ci sarà anche il loro omologo austriaco, per non dimenticare Roland Ratzenberger morto sempre a Imola il 30 aprile del 1994) e del pilota Bruno Senna, nipote d’arte di Ayrton, figlio della sorella Viviane.