Newey all’Aston Martin: "È la mia sfida"

Il re dei progettisti ha detto no alla Ferrari per la terza volta e ha accettato la corte della casa inglese: riceverà 175 milioni in cinque anni

di LEO TURRINI -
11 settembre 2024
Newey all’Aston Martin: "È la mia sfida"

Adrian Newey, 65 anni, ha lasciato la Red Bull ad inizio stagione e si è scatenata subito l’asta per assicurarsene il talento: ha vinto l’Aston Martin

Fine della telenovela. Epilogo previsto, nonché temuto. Adrian Newey, venticinque (13 con i piloti, 12 tra i costruttori) mondiali vinti in F1 come progettista, beh, alla Ferrari ha preferito la Aston Martin.

Ha spiegato il Genio: "Ho ricevuto offerte da tanti team, il che mi lusinga. Non ho parlato con tutti quelli che hanno provato a contattarmi. Alla fine è stata chiara per me la scelta dell’Aston Martin, che è inferiore solo alla Ferrari come prestigio del brand. Ma qui ho visto un potenziale enorme, le infrastrutture sono modernissime, fantastiche. C’è tutto per vincere la nuova sfida della mia carriera. Lawrence Stroll mi ha convinto con la sua visione del futuro…"

I soldi. Ce ne faremo una ragione, si capisce. Ci diremo che l’offerta del brand di James Bond (35 milioni di euro netti a stagione per cinque anni, più il due e mezzo per cento del capitale del team britannico) non era pareggiabile. E sommessamente sarà qui ricordato che il Genio disse no due volte a Montezemolo, disse no pure a Sergio Marchionne e ci sta che abbia risposto picche pure a John Elkann.

Ma poiché io non amo prendere in giro i miei quattro lettori, la farò breve.

Brucia. Un bel po’. Perché questo è un sogno che svanisce. Per sempre.

Il mago. Per chi non segue da vicino le vicende dei Gran Premi, riassumo l’identità del personaggio. Adrian Newey è il Leonardo Da Vinci dell’automobilismo. In tempi di computer e intelligenza artificiale, continua ad andare in giro con taccuino e matita. Traccia linee che altri nemmeno osano immaginare. Con i suoi progetti ha attraversato le generazioni. Ha dominato con Williams e McLaren, poi negli ultimi due decenni, prima con Vettel e poi con Verstappen, ha creato la leggenda Red Bull.

Il no. Newey ha rotto con i Bibitari a primavera. La Ferrari, giustamente, si è subito fatto sotto. Leclerc e Hamilton hanno detto pubblicamente di sognare di lavorare con lui.

Eppure, la trattativa non è mai decollata. C’erano ovviamente altri aspiranti, Aston Martin (ma non solo) in primis. Forse John Elkann non ha gradito di partecipare ad un’asta. E già da mesi si era capito che il Mago a Maranello non ci avrebbe mai messo piede.

Perché? Bella domanda! I soldi li ha pure la Ferrari. Che di sicuro da anni ha bisogno di un leader tecnico. E allora? Allora procedo per supposizioni.

La prima. Newey ama l’Italia, il cibo, la cultura, è anche un collezionista di vetture del Cavallino! Ma non hai accarezzato l’idea di trasferirsi nel nostro paese: così si spiegano anche i “no” del passato.

Può essere che nella idiosincrasia giochi un ruolo anche una memoria triste: l’allora progettista Williams finì sotto processo penale per la tragedia di Senna a Imola nel 1994. E non ha mai digerito di ritrovarsi alla sbarra degli imputati per una disgrazia di gara: nella mentalità anglosassone è qualcosa di inconcepibile.

Il dubbio. Ma il sospetto peggiore è un altro. Per scegliere Aston Martin, che pur spendendo soldi a palate ancora deve vincere un singolo Gp!, beh, evidentemente Newey crede che con il team di James Bond sarà più facile trionfare dal 2026, quando in F1 cambieranno i regolamenti. Cioè si fida più di Stroll padre che di Elkann, più del Ceo Cowell che di Vasseur, più del dt Fallows che di Serra, più del motore Honda (che Aston avrà in esclusiva) che della power unit del Cavallino, più della benzina Aramco che della Shell (dal 2026 si corre coi carburanti sintetici), più di Alonso e Stroll junior che di Hamilton e Leclerc (e questa è grossa davvero).

Oppure, semplicemente, Adrian Newey si fida solo di se stesso.

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