Iannone all’inferno e ritorno. "Le corse al massimo ed Elodie, questa per me è la felicità. Con la Ducati mi sento a casa"

Il campione abruzzese, fermo da quattro stagioni per squalifica, pronto per la nuova missione in SBK "L’idea di rientrare in pista c’è sempre stata, e io non ho mai mollato: è il mio sogno sin da bambino" .

di MARCO GALVANI -
8 novembre 2023
Andrea Iannone, 34 anni

Andrea Iannone, 34 anni

"La felicità? Tornare su una moto da corsa e aprire il gas. E la mia storia d’amore con Elodie". Andrea Iannone da Vasto, anni 34, torna alla sua vita da pilota nel Mondiale Superbike su una Ducati del team GoEleven. Dopo quattro anni di squalifica – decisa dal Tribunale sportivo di Losanna nonostante una sentenza avesse provato che le tracce di steroidi anabolizzanti trovate dopo un test anti-doping al Gp della Malesia del 2019, ai tempi dell’Aprilia, erano dovute a contaminazione alimentare e non a una scelta consapevole – arrivati come una ‘carenata’ che avrebbe abbattuto chiunque. Ma "a me l’idea di mollare le corse non è mai passata per la testa. È sempre rimasta accesa quella fiamma della velocità, delle corse. Del pilota".

Dove ha trovato la forza di resistere quattro lunghi anni?

"Davanti a certe situazioni hai due strade: arrenderti o continuare a lottare. Io di base sono un romantico eterno positivo, così sono arrivato fino a qui, con la forza di continuare ad allenarmi e a guardare le moto come una fonte di sogno. Perché per me guidare le moto da corsa è sempre stato un sogno. Lo erano da bambino e lo sono ancora oggi che sono diventato, ahimè, un po’ più vecchietto".

Ai primi test a Jerez si è presentato in grande forma...

"Non ho mai mollato l’idea di voler tornare a correre e mi sono allenato, in moto a Misano e anche con i kart. Jerez è stato come i primi test quando avevo 6 anni. Seguivo mio fratello Angelo, che di anni ne aveva 8. Lui già correva. Io al venerdì guidavo le minimoto nei turni liberi perché non potevo ancora fare il campionato. Oggi, come allora ho iniziato che volevo correre ma non potevo".

Cosa ha provato appena è salito in sella alla Ducati?

"Ridevo da solo dentro al casco, come un bambino che fa le marachelle. Se c’è questo, può venire anche tutto il resto. I test sono andati bene, mi sono stupito anch’io. Era importante avere un punto di partenza, ma questo non vuol dire che è tutto fatto, che siamo a posto e che possiamo vincere. È stato un buon buongiorno. Non dobbiamo illuderci. Nelle corse non c’è nulla di scontato, da un momento all’altro può cambiare tutto. Io l’ho imparato bene, sulla mia pelle. Ma più che del passato, adesso voglio guardare al futuro".

Come sarà?

"So che sarà difficile, un percorso lungo. Gli avversari sono veramente forti. Noi cercheremo di fare del nostro meglio, il supporto da parte di Ducati è importante".

Ecco, Ducati: perché ha scelto la Rossa?

"Perché è moto con cui ho vinto la mia prima gara in MotoGp, quella con cui ho vissuto l’inferno appena sono arrivato per poi arrivare all’apice dell’amore. È la moto della mia vita. E con le persone della Ducati mi sento a casa. Poi con Gigi Dall’Igna (direttore generale di Ducati Corse, ndr) c’è un rapporto speciale, ci capiamo guardandoci negli occhi".

Lei giustamente pinza il freno sull’entusiasmo legato al suo ritorno alle corse, ma Alvaro Bautista la considera già un avversario temibile.

"In Superbike il livello è molto alto. Fa sempre piacere essere temuto in pista, ma la verità è che lui ha vinto il Mondiale negli ultimi due anni, io guardavo lui che vinceva. Ammirandolo. Quindi aspetterei di dire che sono quello da battere".

Obiettivo?

"Troppo presto dirlo, ma sicuramente vorrei fare una stagione in crescendo".

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