Tutto il mondo di Uccio: "Vale è maestro e fratello. Ma se serve litighiamo"
Alessio Salucci, il numero 1 del Pertamina-Vr46, da 25 anni è al fianco di Rossi "Il segreto è divertirsi: quando non andiamo d’accordo, poi usciamo a cena".
Uccio si racconta volentieri. Così sorrisi e ricordi s’incrociano alla perfezione con ambizioni e quel tocco di diplomazia che un team director deve saper mettere sul piatto quando una stagione mondiale (e che stagione) sta per iniziare. Già, perché Alessio Salucci, alias Uccio, è il numero uno del Pertamina-Vr46, il team, la squadra, il gioiello di Valentino Rossi.
"Bella storia, dai. Ma anche una bella responsabilità. E soprattutto una super-sfida", precisa con orgoglio, dopo aver chiuso la telefonata-briefing con Vale, indispensabile per fare il punto sui test della MotoGp, in Malesia.
A proposito, prima di andare sul personale, che stagione si aspetta per i suoi ragazzi?
"Sincero?".
Assolutamente.
"Sarà molto più complicata di quella passata. Poi, è chiaro, se dovessimo riuscire a fare meglio del 2023, e quindi vedere Bezzecchi lassù… ben venga. Ma non posso nascondere che il livello delle moto in pista è salito tanto. Oltre a Ducati, vedo che Yamaha e Ktm sono molto competitive e questo mi fa pensare che ci saranno almeno sei, sette piloti che potranno puntare a diventare campione del Mondo".
Parole da manager di razza, da direttore navigato, queste. Siamo curiosi: quando ha deciso di indossare i panni del dirigente, si è iscritto a un supercorso sulla materia?
"Ma no (sorride ndr). Se sono qui, in questo ruolo, in un team di MotoGp è grazie ai 25 anni della mia vita che ho trascorso insieme a Valentino nei box delle squadre più ambiziose. Ho vissuto in Aprila, Honda, Yamaha, Ducati… Le moto sono state sempre la mia passione ed essere lì, nei box, spesso accanto a super manager come Brivio o Meregalli mi ha messo dentro un’esperienza unica".
E il resto lo ha fatto Rossi?
"Da Vale ho imparato tanto. L’ho sempre ascoltato, gli ho ‘rubato’ tante delle cose che vedevo fare a lui. Avevo la passione e la voglia di imparare e di arrivare".
Poi, un giorno, Vale gli ha detto: Uccio, vai da oggi devi fare il manager. Se lo ricorda?
"Altro che. E’ stato nel 2013 quando con Sky è nato lo Sky Team Vr46, in Moto3. Rossi mi ha voluto dare subito la responsabilità di quella idea. Mi ha messo in campo. Ed è iniziata questa bellissima avventura".
La Moto3, poi la Moto2 e da tre anni il top, la MotoGp: il segreto di questo viaggio di ambizioni e successi?
"Due cose: il divertimento e il gruppo. Sì, l’armonia fra tutti noi, fra le persone che da quel giorno hanno lavorato al Vr46 come all’Academy, ha creato un qualcosa di straordinario. Di assolutamente positivo. E questo gruppo ha continuato a crescere e lavorare insieme. Sempre".
Andiamo alla macchina della verità: il suo difetto?
"Sono troppo… buono. Dico troppi sì. Adoro i piloti e anche quando meriterebbero qualche no… non ci riesco. Sono sicuro, se andate a chiedere al team manager Nieto, in cosa Uccio dovrebbe migliorarsi, vi risponderebbe così: è troppo buono".
E il suo pregio?
"Ascolto tutti. Ma proprio tutti. Perché penso che in ogni idea, suggerimento, confronto, possa esserci qualcosa su cui costruire. Io ascolto, non dimentico: una dote importante".
Come si sente ad avere Rossi come… datore di lavoro?
"Valentino è un manager vero, oltre che un pilota leggendario. E’ stato un pilota unico, anzi lo è ancora, in auto, ma ha qualità da numero uno anche nella gestione e nelle idee manageriali. E’ un capo anche duro… Sì, Rossi per me è un capo duro. Ma è e rimane anche mio fratello”.
Capo e fratello: un esempio pratico di questo rapporto a dir poco geniale?
"Semplice. Spesso, dopo una discussione anche accesa per motivi di lavoro, alla sera, prendiamo le mogli e andiamo a cena insieme".
Uccio, andiamo in pista: la coppia Bezzecchi-Di Giannantonio che stagione deve consegnare al Pertamina-Vr46?
"Io la chiamo la strana coppia, perché mi piace moltissimo. Bez, nel 2023, ha fatto vedere bene di che cosa è capace. Ripetersi potrebbe addirittura essere complicato, ma lui ha una grinta e un talento micidiali".
Diggia?
"Quando Honda è venuta a fare la spesa da noi era novembre e non era facile risolvere il vuoto lasciato da Marini. Io ero pronto a puntare su Aldeguer, poi ho parlato con Di Giannantonio e mi si è aperto un mondo. Ragazzo straordinario, educatissimo e poi, ovviamente, molto veloce in pista. Era lui il nostro uomo".
Ha ricordato Marini, il fratello di Vale: perché lasciarlo andare via?
"Perché il mio lavoro, il nostro lavoro è quello di portare i piloti ad arrivare a team factory, ad avere una moto ufficiale. E quando Luca mi ha detto che aveva l’occasione di andare in Honda, al top, io sono stato felice quanto lui. Per lui. Ci siamo abbracciati e non nascondo che è scappata anche una lacrimuccia".
Sì, anche questo è Uccio.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su