I sacrifici di Pilato sono da rispettare

L'importanza di valorizzare ogni percorso e non limitarsi alla vittoria

di LEO TURRINI -
31 luglio 2024
La nuotatrice Benedetta Pilato e l'ex schermitrice Elisa Di Francisca

La nuotatrice Benedetta Pilato e l'ex schermitrice Elisa Di Francisca

Roma, 31 luglio 2024 – Premessa. Conosco e ammiro Elisa Di Francisca da una vita. Ero a Londra nel 2012 quando vinse l’oro nel fioretto battendo Arianna Errigo in extremis e poi anche con lei conquistò l’oro a squadre. Ed ero a Rio nel 2016 quando si mise al collo l’argento. Insomma, una campionessa vera. Che bene ha fatto a scusarsi, sia pure in modo vagamente contorto, con Benedetta Pilato, la nuotatrice che aveva osato dirsi contenta di un quarto posto alla Olimpiade. Sottinteso del rimprovero della fiorettista: perbacco, come ci si può dichiarare comunque felici dopo aver perso un podio ai Giochi per un centesimo? Guardate, amici lettori: è un episodio marginale, da gossip televisivo, da social inquinanti. E però è un dettaglio che ci aiuta a capire come sia fatica quotidiana cercare di cambiare in meglio il nostro Bel Paese. Abbiate pazienza: ma siamo ancora fermi al concetto che la sconfitta è un disonore? Sul serio si deve rifiutare a prescindere l’idea che qualcuno possa essere più bravo? Nella vita come nello sport ci si deve vergognare quando non si è perfetti? E scusate, ma in decenni e decenni quante ragazze italiane hanno disputato una finale olimpica nel nuoto (non che nella scherma sia più semplice, però c’è meno concorrenza)?

Ancora. Ogni essere umano ha una sua cronaca, una sua storia. La bravissima Elisa Di Francisca è cresciuta a Jesi, dove il fioretto è una religione, dove gli allievi e le allieve trovano da subito maestri eccezionali. E infatti da lì sono uscite Giovanna Trillini e Valentina Vezzali, tanto per gradire.

Benedetta Pilato invece è una ragazza del Sud. Nella sua Taranto non c’era una piscina adatta per gli allenamenti. Ha accettato sacrifici enormi e alla fine per restare competitiva si è spostata a Torino.

Vogliamo prendere atto che non tutte le origini sono uguali, che esistono differenze che determinano percorsi diversi? Massimo rispetto per tutte e per tutti e so benissimo anche io che nell’elenco degli italiani a medaglia in una Olimpiade il nome di Benedetta Pilato ancora non c’è, per un dannato e fottuto centesimo.

Ma la sua è una storia bellissima, da fare raccontare nelle scuole. Vincere non è l’unica cosa che conta, questo è uno slogan da stadio che fa solo male alla nostra dignità.

Sarebbe ora di comprenderlo.

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