Destino crudele, c’è il Giangio contro

L’Italvolley maschile affronterà la Francia in semifinale dopo aver battuto il Giappone: sulla panchina avversaria siede il più grande azzurro di tutti i tempi

di LEO TURRINI – DORIANO RABOTTI
5 agosto 2024
Cafè Paris

Cafè Paris

Caro Doriano,

come ovviamente ben sai!, prima di cederti il testimone ho raccontato per i nostri lettori oltre trent’anni di avventure e disavventure della Nazionale maschile di pallavolo. E sono stato testimone di tre orgogliose…ferite: le sconfitte in finale olimpica ad Atlanta 1996, ad Atene 2004 e a Rio 2016.

Non vengo qui a dire che, dopo la rocambolesca rimonta sui giapponesi, questa sia la volta buona. Dio me ne scampi!

No.

Desidero invece sottolineare quanto e come lo sport possa essere crudele, nella sua sublime bellezza.

Immagina che un domani gli Azzurri del calcio tornino a disputare la finale dei Mondiali. Campa cavallo, visto che nemmeno ci qualifichiamo più per il torneo.

Ma facciamo che capiti. Cosa penseremmo qualora l’allenatore degli avversari fosse uno dei Grandissimi del nostro football? Se Totti o Baggio sedessero sulla panchina dei rivali?

Madonna mia! Ebbene, pur trattandosi ancora e solo di semifinale, nella pallavolo sta per accadere. Chi sta al timone della Francia, rivale nella sfida che varrà l’accesso al match che vale il Sacro Graal, insomma sì, la medaglia d’oro?

Lui.

Andrea Giani. A mio sommesso parere il GOAT del volley italico, The Greatest of All Time. Il Giangione. Che di mestiere adesso fa il coach dei padroni di casa.

Ma ti pare possibile? Giani è l’uomo che toccò l’ultimo pallone nella dolorosa notte di Atlanta, il fatale tie break contro gli olandesi. È il simbolo, con i suoi due argenti e un bronzo, dell’inseguimento infinito.

Si, il destino non poteva essere più dispettoso.

Ps. Ma secondo te il Giangione per chi farà il tifo, in un angolo di cuore?

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Caro Leo,

è la prima cosa che mi è venuta in mente quando la Francia ha battuto, in rimonta come l’Italia, la Germania al tie-break.

Perché conosco benissimo Andrea, avendone scritto tanti anni fa la biografia, quando passò da giocatore ad allenatore. E so quanto lui sia veramente patriottico nel senso migliore del termine: tra l’altro anche suo padre disputò le Olimpiadi, ma nel canottaggio.

Per carità, stiamo parlando di professionisti che sanno benissimo fare il lavoro per cui vengono chiamati, e il Giangio non è neanche il primo che ci troviamo di fronte. Ti ricordi quando Stefano Cerioni, il monumento del nostro fioretto, guidava le russe?

Trovarsi di fronte un italiano, anche se una bandiera come Giani (che rimane il recordman di presenze in azzurro, 474 volte ha indossato quella maglia che per lui è una seconda pelle), fa parte ormai delle regole del gioco di uno sport che ha abbattuto almeno in questo le barriere e i confini. Proprio ieri, scendendo la ripidissima scala che porta alla tribuna stampa dell’Arena Paris Sud 1, ho incontrato Laurent Tillie, che la Francia l’ha portata a vincere i Giochi di Tokyo. Anche lui è stato un maestro nel gestire il fenomeno bizzoso che risponde al nome di Earvin Ngapeth, il vero ago della bilancia delle fortune dei galletti. Il Giangio (ma in mezzo c’è stato anche Bernardinho per un po’) è l’unico che può rilevare questa eredità così pesante perché è quello che sa come gestire la stella di banlieue, il rapper prestato alla pallavolo.

Mi preoccupa più lui del Giangio, onestamente (o lo chiameranno Giangiò, in Francia?). Perché poi gli allenatori contano, ma la differenza la fanno i giocatori, sempre. 

E comunque prima c’è un altro italiano che rischia di farci lo sgambetto alla guida della Serbia femminile, il nostro amico Giovannino Guidetti. Un altro che come Giani non ha (ancora) mai allenato l’Italia, e non si capisce proprio il perché.

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