Furlani, le buone azioni portano lontano
Il giovane talento della nostra atletica ha centrato il bronzo bruciando i tempi: salta più di Carl Lewis alla sua età, il segreto è la famiglia
Caro Doriano, le azioni si pesano e non si contano. Questo silenziosamente faceva capire Enrico Cuccia, il muto (non voleva proprio parlare in pubblico!) patron di Mediobanca, storico snodo del capitalismo italiano (e anche all’italiana, perché se vai a dirla ad un americano, una cosa del genere, ti rincorre con il forcone). Domanda: anche nello sport, meglio alla Olimpiade, le medaglie si pesano e non si contano? Per fortuna no. Un oro è uguale, venga dalla canoa piuttosto che dal tiro a volo, dal tiro a volo piuttosto che dalla scherma. È la grande bellezza dell’evento, che come banalmente si ama sostenere accende un faro su discipline altrimenti consegnate all’anonimato. Dopo di che, esistono contesti diversi, dimensioni differenti. Questo sì. L’atletica lèggera viene da sempre chiamata la Regina dei Giochi perché è praticata ovunque. Può capitare (ed infatti è capitato) che vincano atleti di Santa Lucia o di Dominica. Paesi minuscoli, che nemmeno riusciamo ad individuare sul mappamondo. Nella pallavolo, nel calcio, nel basket non accadrà mai. Non è una diminutio, è una constatazione. Per questo Arese firma uno storico record italiano sui 1500 e arriva ottavo in finale : perché la concorrenza è terrificante. E per questo il bronzo di Mattia Furlani nel lungo mi ha commosso. Ero allo stadio e ogni salto, suo e dei rivali, era una stilettata. È un sacco di tempo che si fa un gran parlare di questo ragazzo, era stato proclamato atleta emergente europeo già nel 2023. In un certo senso era quasi una medaglia annunciata: ma stiamo parlando di un tizio che ha smesso da poco di chiedere la paghetta ai genitori. Allora, le medaglie sono tutte uguali però…
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Caro Leo,
parafrasando Orwell, le medaglie sono tutte uguali ma alcune sono più uguali delle altre.
Onestamente ci speravo, che Furlani potesse fare centro subito. Un paio di anni fa ci eravamo permessi di dedicargli la prima pagina, scrivendo che era nato un fenomeno. All’epoca si dedicava ancora a due discipline apparentemente contrastanti, ma aveva appena vinto gli Europei juniores nel lungo e nell’alto, pur essendo più piccolo della categoria.
Per fortuna poi ha scelto di privilegiare il lungo. Magari sarà meno contento il padre Marcello, che aveva un personale di 2,27 e saltava ai tempi del padre di Tamberi, perché i cromosomi che tanto abbiamo visto scomodare in questi giorni non sono poi un’opinione. Ma la mamma, Kathy Seck, una forza della natura di origini senegalesi che in Italia ha trovato marito e seconda patria, ed è anche l'allenatrice di Mattia, aveva le idee chiarissime. Quel giorno di due anni fa ci disse che l’obiettivo era già Parigi, nonostante la giovanissima età. Mi scambiai un paio di messaggi col responsabile tecnico della juniores: la signora sembra molto convinta…
Evidentemente aveva ragione lei, e vista l’anagrafe è probabile che il meglio debba ancora venire. Mattia salta misure che, alla sua età, non riuscivano nemmeno a un certo Carl Lewis, mica pizza e fichi.
Ma la cosa più bella, almeno finora, è che il ragazzo è sempre rimasto umile. Potrà una medaglia olimpica cambiarlo, in questo?
Lo scopriremo presto, ma credo di no. Perché anche in questo caso, il segreto è la famiglia che sta dietro il campione da copertina.
E chissà se le (buone) azioni di una famiglia si pesano o si contano….
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